• Home
  • Esergo
  • Chi siamo
  • Libri
  • Eventi
  • Contatti

Luoghi&Territori FVG

~ Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione

Luoghi&Territori FVG

Archivi tag: chilometro 0

Tradizione e innovazione: a piedi tra Caneva e Polcenigo

18 venerdì Nov 2016

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni, Luoghi & Territori

≈ Lascia un commento

Tag

Boschi di nuova formazione, chilometro 0, cibo, Esplorazioni, Luoghi&Territori, Moreno Baccichet, paesaggi, prodotti tipici, Turismo culturale

Domenica 20 novembre 2016

Ritrovo ore 9,00 presso il parcheggio del castello di Caneva

Negli ultimi vent’anni i territori della storica “canipa patriarcale” non sono certo diventati il nuovo “Collio” e le trasformazioni territoriali hanno subito fasi alterne di espansione e crisi. Il fitto particellato dei campi ha sempre inibito la costituzione di grandi aziende agricole e dove queste sono state costituite il disegno del suolo è profondamente cambiato. A Caneva è molto facile notare ambienti ben coltivati a fianco di cave di marmorino e a spazi inselvatichiti. Questi accostamenti creano uno stridore paesaggistico impensabile in altri settori del Friuli Venezia Giulia e forse anche l’incapacità di unire il prodotto ai valori positivi del paesaggio anche quando i prodotti sono innovativi e di qualità come quelli del birrificio Valscura di Sarone. Per questo la riscoperta delle coltivzioni di fico, gli impianti moderni di olivo e i vitigni autoctoni sembrano non essere ancora in grado di dare al paesaggio pedemontano un valore superiore a quello della roccia da cava.

casag_pooluliveto

Percorso

Come arrivare: Per chi arriva dall’autostrada consigliamo di uscire a Sacile Ovest e raggiungere in pochi chilometri la piazza di Caneva. Da qui si sale seguendo le indicazioni turistiche che indicano il castello. A un certo punto bisogna prendere una deviazione stretta a destra che porta al Castello e all’agriturismo al Pissoler, una strada sterrata che conduce al grande parcheggio inghiaiato ai piedi della salita che porta al castello. Lasceremo qui le macchine.

Tempo di percorrenza: 7 ore lunghezza 10 chilometri

Grado di difficoltà: nessuno, perché gran parte del percorso è su strade campestri poco trafficate

neutre01

Motivazioni per la scelta dell’itinerario

L’ultima escursione del 2016 si svolge su un tratto di pedemontana investito dai colori dell’autunno. Qui abbiamo riconosciuto alcune iniziative di “nuova agricoltura” che sembrano cambiare rotta ed indirizzo rispetto al passato. In un paesaggio sconvolto dalle cave visiteremo aziende agricole moderne dedicate alla cura della terra con un contrasto di non poco conto.

Alcuni comuni della pedemontana (Polcenigo e Budoia sono riusciti a conservare il loro paesaggio integro dalle grandi erosioni delle cave, Caneva invece ha puntato parte della sua economia sulle attività di demolizione delle rive calcaree un tempo coltivate intensamente. Non sarà facile veder chiudere queste attività anche se lo sviluppo sempre maggiore delle attività di riciclaggio del materiale da demolizione sta riducendo i guadagni per queste attività.

Anche le aziende industriali sentono la crisi ma siamo ancora lontani dal riconoscere che si può ripartire a rilanciare l’economia dell’area proprio dall’agricoltura e dall’allevamento come sta accadendo in altri brani della pedemontana trevisana. Nel  Soligo l’agricoltura di qualità ha progressivamente riconquistato spazio e attrezzato aziende moderne.

Queste aziende sono con la loro carica di trasformazione e innovazione sono le avanguardie di una riscoperta del valore del paesaggio agrario di queste zone?

Descrizione dell’itinerario

Il castello di Caneva oggi sembra sorgere sopra un colle selvatico, oggi segnato da grandi cave, un ambiente molto diverso da quello che doveva presentarsi quando il Patriarca di Aquileia si trovò a fondare una sua fortezza posta nelle mani di un insieme di fedeli armigeri (una abitanza). Il nome della località ricorda la fortificazione per essere anche il centro di raccolta dei prodotti che il territorio e i contadini dovevano fornire al loro signore. Il castello fu posto sopra il colle per essere meglio difeso e si configurava come una densa e fitta cittadina che influenzava tutto l’intorno con le attività agricole. Possiamo ben immaginare che non ci fossero spazi non utilizzati per garantire un minimo di produzione agricola. Un ambiente, quindi, molto diverso da quello che vediamo oggi.

Da qui, percorrendo una stradina ai piedi delle cave, toccheremo un punto particolare della geografia del Col de Fer, il punto in cui il calcare non è più ricoperto da un abbondante strato di terre fertili e che segnava originariamente il passaggio tra il paesaggio dei coltivi e delle vigne a valle, e quello dei prati pascolo a monte.

Qui vedremo come alcune delle originarie aziende mezzadrili si sono evolute costruendo delle filiere produttive centrate sul vino, ma anche sull’olio, sui fichi, ecc

Nonostante tutto ci muoveremo in un ambiente per lo più abbandonato al selvatico, che presenta ancora molti problemi rispetto ai temi della rigenerazione dell’agricoltura.

Percorrendo il colle da Ovest verso Est ci troveremo alti sopra la dispersione insediativa di Sarone che attraverseremo con la vista delle cave per raggiungere il piede dell’ultima cava di Caveva. Qui in un paesaggio dal sapore di non luogo si è insediata una interessante esperienza di produzione di birra di qualità. Nell’ambiente anonimo di un piazzale di cava si assaggiano birre artigianali di grande livello creando uno scarto incredibile nelle percezioni. La cava della LIvenzetta era un luogo di estrazione storico e anche se recentemente è stato demolito la storica fornace per la calce, rimangono ancora alcune opere della presenza proto industriale.

La cava prende il nome dalla vicina sorgente della Livenzetta celebrata in alcuni bellissimi quadri di Luigi Nono come uno dei siti pittoreschi della lettura romantica del paesaggio pedemontano.

I suoi quadri hanno la capacità di evocare il punto esatto in cui la linea delle risorgive tocca quella del piede dei monti descritti come glabri nei suoi dipinti. Oggi la componente paesaggistica che senza dubbio manca è quella dei pascoli che un tempo erano così importanti per la sopravvivenza delle attività agricole.

Questo è uno degli elementi che contraddistingue la pedemontana di Polcenigo e Caneva da quella di Budoia e Aviano oggetto della prima esplorazione della nostra carovana. Li la presenza degli animali è ancora consistente e in parte questi sfruttano ancora i versanti e l’altipiano, qui, invece, l’allevamento ha scarsissimo valore nonostante il censimento del 1868 dimostri che il popolamento degli animali era davvero consistente.

Censimento dell’agricoltura del 1868

  cavalli muli asini tori vacche giovenche buoi vitelli bufali pecore capre Maiali
Caneva 51 46 27 2 389 78 300 530   767 18 182
Polcenigo 22 8 63 2 599 19 354 172   930 51 145

 

La popolazione di pecore e capre era in quel momento in diminuzione rispetto al periodo di antico regime, mentre i bovini stavano aumentando perché oltre ad usarli per il lavoro dei campi (vedi il numero consistente di buoi) si cominciavano a tenere in stalle le vacche per produrre il formaggio vaccino.

Nonostante le forti produzioni agricole durante l’estate permettessero di garantire l’allevamento di diversi maiali, questi non raggiungevano il numero delle famiglie insediate. L’allevamento del maiale nella corte agricola, a differenza di quello antico e pastorale diventava nel villaggio uno status simbol.

Se fin dal medioevo o poco dopo si pensò di costruire mulini già sulle sorgenti della Livenza sfruttando il fatto che la portata d’acqua era costante, le vasche di carico solo nella seconda metà del Novecento diedero l’occasione, qui come altrove, di pensare allo sfruttamento dell’acqua per allevare trote. Alla sorgente della Livenzetta è successo proprio questo. Da luogo romantico si è trasformato in un luogo di produzione. Oggi l’attività di allevamento è indirizzata verso la produzione di trota biologica e a questa è affiancata una attività di ristorazione.

Dalla Trota Blu percorreremo con attenzione la strada provinciale per raggiungere la più famosa delle sorgenti del Livenza, quella della Santissima, che visiteremo seguendo il percorso delle opere di land art di Humus Park.

Il sito del Palù e importante ancor di più per alcuni caratteri invisibili da un punto di vista paesaggistico. Camminando a fianco delle acque noi ci muoveremo su terre solide che così non erano qualche migliaia di anni fa. Terre da circa un secolo regolate da un sistema artificiale di paratoie che permette di controllare la quantità di acqua in questo polmone di verde liquido. Ma in età neolitica questo spazio era un grande lavo poco profondo, nel quale era insediato un villaggio palafitticolo. L’acqua garantiva cibo, ma soprattutto la sicurezza rispetto agli animali selvatici.  Il paesaggio del primo insediamento in questa zona era completamente diverso. Qui l’uomo si confrontava ogni giorno con la necessità di espandere le proprie iniziative di colonizzazione agricola e il pericolo di un ambiente ancora selvaggio. Questi valori ora sono riconosciuti dall’inserimento dell’area che attraverseremo nel patrimonio dell’Unesco.

Da qui, scendendo lungo il primo tratto del Livenza raggiungeremo la zona delle marcite ripristinata alcuni anni fa dalla Provincia di Pordenone e ora trasferita al servizio regionale che si occupa di parchi e biodiversità. In effetti anche qui la costruzione nella seconda metà dell’800 di uno speciale ambiente antropico ha provocato la costruzione di un ambiente naturale del tutto speciale. Oggi questo spazio e la sua specialità di prateria umida a confine con quello che resta delle praterie aride versa in uno stato di crisi. Le opere di adduzione sono ancora presenti ma nessuno irriga questi campi con le modalità dell’agricoltura foraggera della bassa milanese.

Dalla confluenza della terza sorgete del Livenza attraverso il Gorgazzo raggiungeremo il colle di San Floriano che negli anni ’70 divenne Parco Agricolo con un anticipo incredibile rispetto ai temi dell’educazione al valore dell’agricoltura.

Anche qui la crisi dell’ente intermedio e il trasferimento di competenze alla Regione ha fatto si che il colle, proprietà della Fondazione Bazzi, fosse di fatto abbandonato. Da circa due anni la fondazione lo ha affittato a una cooperativa, la Controvento di Mestre che ci ospiterà nella seconda foresteria per presentare il nostro nuovo libro e per finire la giornata mangiando un po’ di cibo prodotto nel parco agricolo, che oggi si sta lentamente trasformando in una azienda agricola di valore.

logo

Alcuni dei prodotti che incontreremo

 

Figo moro

Una presenza vegetale importante nel paesaggio della pedemontana è quella del fico che in questa zona ha un carattere particolare, con piante a portamento basso e frutti piccoli, a goccia e con buccia scura.

Una testimonianza storica ci ricorda come il fico qui e in Friuli contribuisse alla economia delle famiglie come cibo per gli animali: “Ficus carica L. Urticee. Fico, fr, Fijàr la pianta, Fì il fruttò. — Si possono dare le foglie ai bovini. I frutti guasti si danno ai maiali od altri animali e possono servire per ingrassare gli uccelli di bassa corte. Dopo estratto il mosto vinoso dalle frutta, i residui sono mangiati volentieri dai ruminanti”[1].

Recentemente un consorzio si è mosso per cercare di dare a questi esemplari una nuova utilizzazione potenziando la produzione e caratterizzando questo prodotto tra quelli tradizionali tanto che l’ERSA lo ha riconosciuto. (http://www.ersa.fvg.it/divulgativa/prodottitradizionali/vegetalinaturaliotrasformati/figomoro).

Il figomoro è stato così rilanciato

 

 

Il verdiso

Il vino verdiso era molto diffuso nella pedemontana sacilese e cenedese, ma negli ultimi anni la sua piantagione è quasi del tutto scomparsa a favore del debordante prosecco. Nell’800 la situazione era del tutto inversa. L’azienda Agricola Col de Fer è una delle poche che continua ostinatamente a proporre questo vitigno tradizionale

 

La birra

Nel pordenonese, storicamente, le birrerie erano un fatto urbano. A Pordenone e a San Vito la Birra Pordenone, Birra Momi, facevano scuola proponendosi anche con gli spacci locali, esattamente come a Udine la Moretti. L’acqua era quella di pozzo della zona delle risorgive della città. Un’acqua in parte compromessa. Per contro la birreria Val Scura, una delle migliori della provincia, propone la sua particolarità centrando l’attenzione proprio dall’acqua che scaturisce dal compatto altipiano calcareo del Cansiglio. Cultura della birra e prodotti sono invece tutti esogeni al territorio.

 

Le marcite

Durante l’escursione visiteremo anche le marcite del Gorgazzo-Livenza. Queste opere che permettevano di produrre molto più foraggio arrivarono in questo settore del territorio solo sul finire dell’800 su pressione degli agronomi più moderni come ricorda questo comunicato dell’Associazione Agraria Friulana: “Si è già annunciato nel Bullettino come, alla prossima adunanza generale dell’Associazione agraria Friulana, la Presidenza intenda di proporre  che a spese dell’Associazione stessa vengano nella imminente primavera inviati  in Lombardia alcuni dei nostri più intelligenti contadini (una diecina od anche di più) allo scopo di far loro vedere in pratica i vari sistemi di agricoltura perfezionata e quelli in ispecialità che concernono le irrigazioni e le marcite, per cui la detta regione è, non solo in Italia, ma in tutta Europa tanto meritamente celebrata”[2].

 

L’olivicoltura

Negli ultimi anni vediamo come sulle colline di Caneva e Polcenigo ricomparire estesi impianti di olivo che erano stati messi in crisi dalla cosiddetta “piccola era claciale” sviluppatasi tra il XVI e il XIX secolo. Nella sentire comune si fa riferimento a una improvvisa scomparsa dell’olivo nella pedemontana a causa delle gelate del febbraio del 1929, ma fino a quella data si continuava a ricordare un’altra tremenda gelata, quella del 13 febbraio del 1782: “La zona  udinese che dal territorio a est di Cividale va pel Collio  sul Goriziano, si dedicò sempre alla cultura dell’olivo, e per ritrarne frutta è per taglio di rami ricercati alla vigilia della festività delle Palme.  Anni fa si fecero molte meraviglie per il prezzo eccessivo che si pagarono i rami d’olivo in occasione della festa delle-Palme (…) e l’effemeride di oggi si riferisce precisamente al gran freddo del 13 febbraio 1782 e conseguente danno alla produzione degli olivi come ne parla Sturolo («Delle cose di Cividale»  e Manzano (Annali, vol. VII)”[3].

 

Le aziende che visiteremo

Agriturismo Al Pisoler

Si tratta di un recente agriturismo che fa capo a una azienda agricola che ha terreni e coltivazioni distribuiti anche lontano dal sito. La specialità dell’azienda è centrata sulla produzione di carne di fagiani e maiali, che integra con pollame e altri animali di bassa corte.  Tutta l’azienda è centrata nella produzione di prodotti per la vendita e il consumo nell’agriturismo.

 

 

Rive Col del Fer

Nata come una azienda vitivinicola sta ora differenziando la propria produzione integrandola con l’olio e il figomoro. Fin dall’inizio si è caratterizzata per la vendita diretta del prodotto e lo stasso sta facendo con le nuove produzioni, quella dell’olio e quella del figomoro. In questa nuova immagine dell’azienda si fa molto conto sulla proposta che tutti i prodotti sono manufatti, esaltando, per esempio la raccolta a mano.

 

Az. Agr. Bruno Casagrande

L’azienda costruita da un importante imprenditore pordenonese anche per differenziare gli investimenti ha assunto fin da subito un carattere di innovazione per la produzione di vino e olio biologico. E’ senza dubbio la porzione della piccola collina più strutturata e ridisegnata dall’agricoltura. Anche in questo caso è interessante segnalare la presenza di uno spaccio interno dei prodotti aziendali.

 

Birrificio artigianale Val Scura

Nel pordenonese il birrificio Valscura è uno dei migliori anche se come per gli altri l’impatto sull’agricoltura è decisamente piccolo. Infatti la quasi totalità dei mastri birrai del Friuli Occidentale importa materia prima dal Nord Europa e non ha costruito una filiera locale. Questa incapacità di alimentare con l’agricoltura una produzione agricola orientata per la fabbricazione della birra era una critica che veniva fatta ancora nell’800. Sarà una questione da dibattere anche con i produttori mentre osserveremo lo strano paesaggio postindustriale che fa da contorno allo spaccio.

 

Trota Blu

Trota Blu srl è un ristorante, ma ancor prima un allevamento. Le due strutture si sono unite nel 2013 e sfruttano il prodotto locale e quello degli allevamenti Salvador.L’allevamento è uno dei pochi che può vantare la certificazione bio, ed è il solo ad avere questo riconoscimento in regione. L’azienda ha sviluppato anche una importante filiera di cibo per le mense scolastiche.

 

Per partecipare

La passeggiata si svilupperà per lo più su stradine campestri e sterrate quindi sono sufficienti scarpe da passeggio o da ginnastica. L’itinerario non è circolare ma lasceremo alcune auto al parco per riaccompagnare gli autisti al punto di partenza.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà.  Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.

Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.

Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Luoghi&Territori non sono gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

 

Numero massimo di adesioni: trenta con obbligo di prenotazione.

Per informazioni e prenotazioni:

Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com

Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione www.luoghieterritori.wordpress.com

Ringraziamo per il prezioso aiuto la Regione Friuli Venezia Giulia

[1] Le piante foraggere, “Bullettino della Associazione Agraria Friulana”, s.III, V.III, n.21, 17 maggio 1880, 164

[2] Escursioni agrarie primaverili, “Bullettino della Associazione Agraria Friulana”, S.III, V.III, N.10, 8 marzo 1880, 73

[3]  Danni agli olivi In “Il Paese”, 18 febbraio 1908

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Complessita ecologiche e colturali tra pianura e collina

04 mercoledì Nov 2015

Posted by Walter Coletto in Esplorazioni, Luoghi & Territori

≈ Lascia un commento

Tag

allevamento, Aziende virtuose, chilometro 0

Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione

Il Cibo produce e trasforma i paesaggi  Letture del paesaggio

agrario del Friuli Occidentale

Domenica 8 novembre 2015

Complessita ecologiche e colturali tra pianura e collina

Ritrovo ore 9,00 in piazza a Valeriano

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Scarica Programma della Giornata

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Una terra di acque nei colori dell’autunno

24 sabato Ott 2015

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni, Luoghi & Territori

≈ Lascia un commento

Tag

acqua, allevamento, architettura, boschi, chilometro 0

Domenica 25 ottobre 2015

Una terra di acque nei colori dell’autunno

Ritrovo ore 9,00 presso il parcheggio del Parco delle fonti presso l’acquedotto “Acque del basso Livenza” a Torrate di Chions

La conservazione e la protezione di una risorsa importante come l'acqua ha prodotto un importante progetto di forestazione attorno alle prese dell'acquedotto di Torrate. In pochi anni quest'ambiente sta cambiando il suo carattere paesaggistico da aree di agricoltura intensiva a una selva planiziale tornando verso un paesaggio tradizionale. Visiteremo poi un ambiente, quello del cimitero degli ebrei, costruito alcune decine di anni fa con un intento di restauro paesaggistico degli ambienti delle olle di risorgiva. Si tratta di un community garden gestito da volontari e soggetto a un suo speciale processo evolutivo. Da qui sfioreremo la settecentesca azienda agricola di Braida Curti un tempo al centro di un sistema di prati umidi e di risaie oggi scomparse. Attraverseremo poi un tratto di campagna ancora ben conservata per raggiungere Ramuscello, patria della moderna agricoltura friulana da quando Gherardo Freschi iniziò a stampare l'Amico del Contadino nel 1842. Qui visiteremo l'esperienza del locale caseificio.

torrate

Percorso

Come arrivare: Per chi arriva dall’autostrada consigliamo di uscire a Villotta e prendere in direzione San Vito al Tagliamento. Dopo tre chilometri lungo la provinciale si vedranno a sinistra la torre piezometrica e quella medievale. Per chi arriva da Nord deve raggiungere San Vito al T. e attraversarlo seguendo le indicazioni per l’autostrada e arrivando così a Torrate.

Tempo di percorrenza: 7 ore

Grado di difficoltà: nessuno.

Motivazioni per la scelta dell’itinerario

La pianura sta subendo delle trasformazioni nel paesaggio agrario del tutto opposte a quelle che aveva subito una cinquantina di anni fa. Se allora l’espansione del paesaggio del mais e di una cultura dell’agricoltura gestita dalla filiera produttiva dei mangimifici e degli allevamenti industriali aveva comportato una avanzata dei seminativi, oggi vediamo un netto arresto di questi paesaggi. Nella zona umida di Torrate i paesaggi dei boschi e delle risorgive erano entrati in crisi a causa di progressive demolizioni e alla costruzione di un paesaggio di bonifiche. Se qualche decennio fa l’esperienza di ricostruire un brandello di quel paesaggio era sembrata una coerente risposta ai danni dello scempio oggi assistiamo a un progressivo nuovo infittirsi del paesaggio dei boschi attorno al medievale transito di Torrate. Il bosco umido che si espande a causa di nuovi impianti e di abbandoni agricoli ci sembra una importante cifra del cambiamento dei paradigmi dell’agricoltura in questa zona. Nel resto del territorio, quello meridionale, caratterizzato ancora da parcellizzazioni antiche, il paesaggio sembra conservarsi nonostante siano evidenti le espansioni dei vigneti industrializzati e qualche nuova esperienza di reinterpretazione dell’agricoltura di pianura.

Un po’ di Storia del paesaggio agrario

La mappa austriaca dell’inizio dell’800 mostra in modo chiaro quello che era il paesaggio di antico regime dell’area di Torrate. Un ambiente umido, sottolineato dagli azzurri e dai verdi intensi. Un ambiente naturale con il quale fin dall’inizio l’uomo si dovette confrontare per colonizzare le ampie superfici boscate. L’acqua poteva però anche essere una risorsa, anche in funzione del fatto che essendo di sorgiva aveva temperatura e portata costanti tutto l’anno.

Non è un caso che il processo di erosione delle terre pubbliche nella seconda metà del ‘600 provochi la costruzione di una azienda agricola centrata sull’acqua. La famiglia Curti dopo il 1664 acquisterà alcune terre comunali di Savorgnano caratterizzata da una potente presenza d’acqua per costruire una originale risaia centrata su un sistema di strade che solcavano la campagna costruendo un tridente. Al centro di questa composizione agricola sorse Braida Curti, l’azienda agricola che faceva riferimento alla pileria di Sesto al Reghena. Questa, nell’espansione del riso in pianura è senza dubbio una delle aziende poste più a monte della pianura friulana. L’azienda permetteva di caricare i recinti usando in modo sapiente le diverse quote dei canali di risorgiva e interpretando le micromorfologie.

Durante l’escursione non avremo modo di visitare questi luoghi oggi quasi abbandonati. Il sistema delle rogge è molto fitto e non sempre è possibile trovare dei varchi per superare le acque. Per un motivo decisamente diverso non potremo vedere le aree di due interessanti stagni posti poco sotto le Torrate. I Laghi Bric e Bianco sono una proprietà cinta e difficilmente visitabili. Nonostante qui si pratichino attività di tiro al piattello i valori naturalisti del luogo sono indubitabili nonostante le forme acque abbiano un impianto seccamente antropico. L’economia dell’acqua e del riso nel ‘900 fu sostituita da quella dell’erba come lascerebbero intendere le ampie stalle abbandonate a Braida Curti. Certo è che le aree lontane ai villaggi furono colonizzate dalle coltivazioni a macchina in epoca recente.

Oggi la campagna che attraverseremo presenta ancora il carattere del particellato storico anche se il paesaggio non ha più un aspetto policolturale. Dopo la stagione del seminativo industriale il territorio si sta infittendo di un disegno di vigne industriali e filari di alberi da frutta. Sempre di più il cambiamento lento e quasi impercettibile ci accompagna verso un nuovo paesaggio agrario.

Descrizione dell’itinerario

L’acquedotto “Acque del basso Livenza”

Le iniziative per sfruttare l’acqua sorgiva delle Torrate iniziarono nel 1912 ma solo nel 1955 fu costituito il Consorzio Acquedotto del Basso Livenza, con sede ad Annone Veneto e oggi questa fonte rifornisce un vasto territorio tra le province di Venezia, Pordenone e Treviso, servendo circa 140.000 abitanti. La torre piezometrica emerge nel profilo storico della vegetazione del bosco di Torrate contrapponendosi al landmark della torre medievale. L’ambito dei pozzi è all’interno di una grande proprietà del Consorzio che per difendere i 22 pozzi dalle ricadute negative che potrebbe dare la tradizionale coltivazione a seminativi.

Nel 2003 l’Acquedotto ha acquistato tutti i terreni vicini ai pozzi inibendo così i possibili inquinamenti derivati da pesticidi o concimi. Sono stati piantate diverse migliaia di alberi sugli ottanta ettari che avvolgono i pozzi di presa e ormai l’ambiente comincia a autoregolarsi da solo aumentando la crescita spontanea del bosco umido. Un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da 20 KW integra con energia rinnovabile la richiesta di potenza elettrica richiesta dalle pompe di sollevamento delle acque.

Il bosco delle fonti oggi è in fase di progressiva evoluzione e di colonizzazione da parte della fauna e della flora locale che qui trova di nuovo rifugio.

L’insediamento medievale di Torrate

Per questo piccolo borgo transitava la vecchia strada che da Motta di Livenza conduceva a San Vito e al guado del Tagliamento. San Vito nacque come una terra patriarcale attrezzata come abitanza per il commercio e il controllo del guado. La strada però finiva in questo tratto per inoltrarsi in un territorio di boschi e paludi difficile da attraversare e lungo la sola lingua di terreno semi asciutto si consolidò il transito commerciale e quindi la necessità di controllare i luoghi anche attraverso la costruzione di un castello feudale. Il maniero appartenne sempre alla famiglia dei Signori di Sbrojavacca, vassalli del Patriarca di Aquileia e degli abati di Sesto. La dimensione della fortificazione richiama alla mente un ambiente abitato di grande dimensione costruito in età bassomedievale con mattoni, ma possiamo immaginarci attorno e dentro al recinto murato anche una grande quantità di edifici in legno adibiti agli usi più disparati. La presenza di enormi risorse boschive a un prezzo bassissimo permetteva di garantire una tradizione di edilizia in legno oggi ormai sostituita da quella più resistente ma comunque ormai in crisi, delle case agricole in muratura. La moderna costruzione di una villa di famiglia all’interno di ambiti coltivati, seguendo la moda delle ville venete, portò all’abbandono della residenzialità del castello e al lento decadimento del recinto murato che nel 1820 fu quasi completamente demolito perché usato come cava di prestito per la costruzione di edifici utili all’azienda agricola. Nonostante tutto quello di Torrate è un castello che ricostruisce una immagine dell’insediamento antico altrove perduta. I resti del recinto e del fossato, la medievale chiesa di S. Giuliano e le poche case distribuite in modo irregolare richiamano i temi della dualità tra fortezza e villaggio. Il borgo ancora oggi è proprietà della storica famiglia Sbrojavacca che da alcuni decenni sta cercando un difficile recupero del borgo e durante la nostra visita ci racconteranno quelli che sono i loro intenti.

Una riserva biogenetica: il boscat

Gli anni ’70 hanno visto in questa zona il massimo dell’espansione dell’agricoltura industriale nei confronti del paesaggio tradizionale dei boschi e delle praterie umide. Il solo residuo originale del bosco antico per molti decenni è rimasto il boscat che con la nostra camminata sfioreremo. Oggi il profilo di questa struttura boscata comincia a confondersi con quello potente e rigoglioso delle fonti, ma senza dubbio in questo settore tradizionale si conserva la tradizionale memoria biologica del paesaggio antico.

Il boscat si trova in comune di San Vito al Tagliamento a confine con quello di Chions e misura solo sette ettari. Al suo interno oltre alla quercia gentile e al carpino bianco, troviamo altri alberi e arbusti quali l’acero campestre, il frassino a foglia stretta, l’olmo campestre, il ciliegio selvatico, il biancospino, il prugnolo e il nocciolo e molti altri. A parte la copertura del bosco l’ambiente è molto importante per per la presenza di un sottobosco che conserva piante di grande valore che potranno insediarsi spontaneamente anche all’interno del parco delle fonti come il bucaneve, il giglio martagone e il giglio giallo e alcune specie di orchidee selvatiche. Il bosco è riconosciuto come un Sito di Interesse Comunitario (SIC) e le dinamiche in corso nell’area sembrano poter garantire oltre alla conservazione anche il potenziamento dei valori naturalistici in gioco.

Il cimitero degli ebrei

Visitare il cimitero degli ebrei di San Vito equivale a incontrare uno dei migliori episodi di risposta ambientale alla crisi del paesaggio agricolo degli anni ’70 del secolo scorso. Quando ormai era chiaro che il paesaggio agrario storico stava collassando e che il sistema dell’agricoltura intensiva stava semplificando l’ambiente alcuni illuminati ambientalisti coordinati da Paolo De Rocco cercarono di salvare lo storico sito del cimitero ebraico e di ricostruire, per salvaguardarlo, un brano del paesaggio delle zone umide. Una dopo l’altra le olle di risorgiva venivano riempite e spianate per arare anche lo spazio delle acque. A questa barbarie si contrappose l’intelligenza di un progetto che partiva dal recupero di uno spazio simbolico, il sedime del cimitero degli ebrei abbandonato e distrutto alla fine del ‘700, ma che era ancora riconoscibile in un prato circondato da una spessa siepe di noccioli, ciliegi e olmi con al centro un grande ciliegio. All’esterno di questo campo si trova il sistema di risorgive della roggia Vignella.

Il progetto ha portato alla costruzione di un boschetto contornante un’ampia area umida interna che negli intenti di De Rocco e di WWF e LIPU voleva essere zona di protezione anche per gli uccelli di passo. Nella visita del sito ci faremo accompagnare dagli amici dell’associazione del Cimitero degli ebrei e del Bosco della Man di Ferro, che sono nostri partner in questo progetto di ricerca.

.cimitero ebrei

Il progetto del cimitero degli ebrei di Paolo De Rocco

L’azienda agricola Fabee

Anche a Sesto al Reghena abbiamo rintracciato nuove esperienze di agricoltura che promuovono filiere corte locali. L’azienda agricola Fabee alleva capre e dispone di un suo piccolo caseificio e di uno spaccio aziendale. In questo modo viene garantito un rapporto stretto con il consumatore e un prodotto alternativo a quello della produzione casearia tradizionale.

La capra ritorna in questi territori dopo che per più di un secolo si era stimolato l’allevamento delle mucche all’interno di aziende famigliari centrate su una attività policolturale. Qui invece il caprino la fa da padrone anche se la dimensione della produzione è contenuta e locale, centrata sulla vendita nello spaccio. Si tratta di una delle poche nuove esperienze di costruzione di una filiera completa all’interno dell’orizzonte della stessa azienda

visignano

La Kiegskarte mostra come gli abitato di Bagnarola, Visignano e Ramuscello fossero circondati da aree umide evidenziate in verde

Il caseificio Venchiaredo

Potremmo dire che questa esperienza casearia è molto diversa da quella tradizionale e presenta aspetti di unicità nel panorama del Friuli Occidentale. Il caseificio nato nel con l’omonima cooperativa nel 1968 non era molto diverso da altre latterie che concentravano la loro produzione sul formaggio stagionato tipo Montasio. Successivamente si decise di specializzare l’azienda nella produzione di formaggi a pasta molle, per lo più stracchino e crescenza ampliando l’area di conferimento del latte. Il successo di questa strategia e un rapporto stretto con la grande distribuzione ha sviluppato dei valori di produzione incredibili: 30.000.000 kg di latte lavorato, con la produzione di 5.500.000 kg di stracchino e un fatturato al 2014 di 42.000.000 di euro. Parte di questo prodotto viene venduto all’estero ma fornisce una ricaduta positiva sulle aziende locali. Anche se queste modalità di produzione tendono a consolidare le forme della produzione agricola e degli allevamenti industriali è pur vero che il Venchiaredo è una esperienza unica in regione e come tale va riconosciuta.

La casa di Gherardo Freschi

L’escursione finirà di fronte alla villa Freschi di Ramuscello che vedremo solo in lontananza e che fu l’abitazione di quel Gherardo che negli anni ’40 dell’800 pubblicò uno dei giornali di agricoltura più importanti di Italia: l’Amico del contadino. Osserveremo da lontano quella che fu la fucina di un movimento di rinnovamento dell’agricoltura italiana.

Per partecipare

La passeggiata si svilupperà per lo più su stradine campestri. Si consigliano le pedule o le scarpe da ginnastica e un abbigliamento “a cipolla”. Lasceremo alcune auto all’arrivo e provvederemo a riportare gli autisti al punto di partenza ad escursione finita.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà. Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.

Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.

Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Luoghi&Territori non sono gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: trenta con obbligo di prenotazione.

Per informazioni e prenotazioni:

Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com

Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it e www.luoghieterritori.wordpress.com

Ringraziamo per il prezioso aiuto la Regione Friuli Venezia Giulia

Il progetto è sostenuto dalla Regione FVG, in base ai contributi previsti dalla LR 23/2012 

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

La Fattoria didattica/sociale “Ortogoloso”

07 giovedì Mag 2015

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni

≈ Lascia un commento

Tag

Budoia, chilometro 0, Esplorazioni, fattoria sociale, orticoltura, Ortogoloso, Paesaggio pedemontano


L’azienda biologica di Roberto Andreazza, l’Ortogoloso si caratterizza per la scelta di avere un grande orto con produzione, preparazione e raccolta di prodotti biologici. L’attività che reinterpreta gli spazi di una grande azienda agricola specializzata in frutta e granaglie produce miele, un piccola produzione di uova, ortaggi, fragole e piante aromatiche attivando canali di vendita al privato. L’azienda è anche fattoria didattica e svolge attività con le scuole della zona.

L’Azienda Agricola Andreazza coltiva 47 ettari di cui 2,5 ad ortaggi. L’impresa ha concluso la conversione dei fondi ad ortaggi al fine di diventare un’azienda biologica e vende direttamente presso il proprio punto vendita tutta la propria produzione.

L’azienda vende il prodotto presso lo spaccio dove si può comperare anche una tradizionale farina di mais per la polenta.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Stanchi sotto l’auta all’aperto

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con Cristina e Roberto che ci spiegano la loro idea di azienda

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Cristina e Roberto

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Foto della fattoria mentre cerchiamo di raggiungere la fine del percorso

Ortogoloso – Azienda agricola Andreazza Roberto- via Pordenone 62/C – Budoia (PN) – Orario: Lunedì, martedì e venerdì dalle 16:00 alle 19:30 – Giovedì dalle 16:00 alle 20:20 – Sabato dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:30 – Chiuso mercoledì e domenica – Email: info@ortogoloso.it – Tel: 333-7125434.

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Azienda Agricola Capovilla Michele a Castel d’Aviano

07 giovedì Mag 2015

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni

≈ Lascia un commento

Tag

allevamento, Aviano, Aziende virtuose, chilometro 0, Esplorazioni

Uno dei pochi filoni dell’allevamento in Friuli V.G. che sta crescendo, almeno secondo il censimento del 2010, è quello dei bufali. La grande richiesta di mozzarella di bufala che ha tenuto alto il prezzo del prodotto ha permesso di avere dei compensi sul latte prodotto superiori a quelli della vacca sottoposta a una durissima concorrenza con i produttori del nord Europa. Per questo motivo in regione sono nati alcuni allevamenti di bufale che hanno stimolato la formazione di una filiera produttiva del tutto nuova e ancora in fase di assestamento. Michele Capovilla è uno dei produttori che hanno aderito a questa invenzione alimentare che è già un successo. Nel 1982 i tutta la regione i bufali erano solo 10, mentre a trent’anni di distanza sono 1449. Nel 2000 erano 569 e questo testimonia la grande velocità di espansione di questo mercato se solo pensiamo che nello stesso periodo i bovini in regione sono diminuiti dell’11,5%.  Quello di Capovilla ad Aviano è uno degli allevamenti più grandi in regione con più di seicento bufale e una produzione trasformata giornalmente di 1.200 litri di latte di bufala al giorno. Recentemente la crisi di Latterie Friulane che garantiva la trasformazione e la commercializzazione di questo prodotto ha messo in crisi la produzione e l’azienda ha cercato di rispondere costruendo una nuova linea di trasformazione presso il caseificio Rodighiero di Valvasone e vendendo parte del proprio latte nel mercato padano.

Capovilla ha reinventato anche il suo sistema aziendale nel tentativo di offrire più prodotti ai consumatori locali attraverso l’apertura di uno spaccio dove si può acquistare latte, yogurt, mozzarella e anche carne di bufala. In questo senso ha tentato anche alcuni esperimenti come quello di stagionare il prodotto realizzando polpette infarinate e affumicate sul modello della pitina di pecora o la produzione di carne secca acquistabile nello spaccio aperto nel 2013.

Durante la visita abbiamo compreso come l’Ersa avesse promosso questa sperimentazione in allevamento per permettere ad alcuni allevatori di poter ampliare la loro attività al di fuori dei vincoli europei delle quote latte. Il bufalo inoltre era molto più rustico come animale rispetto alla vacca. Mangia fieno più spartano e insilati. Consuma meno e produce meno latte che però ha un valore al litro più alto. Non bastasse, come ci ha fatto osservare Capovilla, gli animali sono poco soggetti a malattie e non abbisognano di essere chiusi all’interno delle stalle. Insomma alcune fasi dell’allevamento sembrano essere più semplici con le bufale compreso il tema della riproduzione che non è artificiale come nel caso dei bovini. Qui ogni maschio vive con un suo branco di femmine e persino il parto sembra essere semplice e rustico per questi animali.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Capolvilla

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

L’ingresso alle tettoie

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

I primi arrivati iniziano la discussione con la proprietà

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Gli stalli per la sgambatura

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

passeggiata all’aperto

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

passeggiata

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Intervista alla proprietà

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Piccoli curiosi

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

piccolissimi spauriti

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Praterie conservate per la produzione del foraggio aziendale

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

paesaggi di Castello d’Aviano

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il misto insilato e foraggio fornito alle bufale

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Oggi l’azienda ha leggermente ridotto il numero degli animali allevati e soprattutto ci sembra che si renda conto dei limiti di non avere costruito nel tempo un completo controllo della filiera produttiva. I Capovilla come la maggior parte degli allevatori della pedemontana soffrono il fatto di non essere riusciti a costruire una completa filiera produttiva e di essere nelle mani dei grossisti del latte. Quest’ultimi a tutti gli effetti fanno i prezzi del prodotto determinando fortune e crisi delle aziende degli allevatori. La costruzione di uno spaccio presso l’azienda è un primo passo per verificare la risposta dei consumatori ma è indiscutibile il fatto che recarsi presso l’azienda di famiglia non è facile. Il luogo è quasi invisibile e solo due cartelli gialli segnalano a chi transita per Castel d’Aviano che c’è la possibilità di acquistare mozzarelle di bufala.

Per essere indipendente l’azienda di Capovilla deve cominciare a produrre formaggi di bufala da sola attivando un piccolo caseificio. Questo non può essere fatto senza costruire una rete di vendita capillare che coinvolga almeno la provincia.

https://www.facebook.com/AziendaAgricolaCapovillaMichele

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Azienda Agricola San Gregorio di Massimo Cipolat, Castel d’Aviano

07 giovedì Mag 2015

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni

≈ Lascia un commento

Tag

allevamento, Aviano, Aziende virtuose, chilometro 0, Esplorazioni, Paesaggio pedemontano

Quella di Massimo Cipolat è una azienda giovane e innovativa nel prodotto.  Nella pedemontana pordenonese non ci sono mai stati allevamenti specializzati di capre. Alcune famiglie, in età d’antico regime, possedevano alcune capre a fianco delle greggi di pecore per sfruttare i più aridi pascoli pubblici del versante alpino, ma si trattava sempre di pochi animali. Nell’800 una polemica scatenata dai forestali portò alla drastica diminuzione delle capre accusate di aggredire polloni e tronchi dei pochi boschi presenti sul versante. La crisi di legname combustibile  veniva attribuita alla voracità di questo animale. Oggi la situazione è del tutto opposta. La capra è quasi scomparsa dagli allevamenti famigliari, mentre il bosco in tutta la pedemontana ha un incontenibile vigore. L’allevamento di Castel d’Aviano è quindi un elemento di innovazione e di costruzione di una nuova filiera produttiva centrata sulla stabulazione fissa degli animali.  Le sempre più diffuse intolleranze alimentari rendono questo prodotto interessante per un mercato alimentare nuovo.  I prodotti sono latte, caciotta, ricotta, caprino, stracchino, yogurt. L’azienda di Cipolat mostra un carattere innovativo trasformando l’allevamento brado della capra in un allevamento in stabulazione fissa.  Questa forse può essere una nuova stagione per questo animale che negli ultimi anni ha quasi dimezzato la sua presenza in regione passando dal 2000 al 2010 da 5.794 esemplari a solo 3285.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La testa del gruppo arriva in fattoria

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Le capre

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Massimo Cipolat

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

L’impresa è nata nel 2009 con cinque capre e si sta trasformando con forme produttive di sempre maggiore successo lontano dal mercato di massa e dimostrando come questo tipo di attività ha enormi spazi di diffusione nel momento in cui si trasformi in impresa.  Massimo alleva circa cento capre in una stalla linda, aperta e dorata di moderni frangisole. Le capre poi vengono fatte transitare nell’adiacente sala di mungitura. Da qui il latte passa attraverso un sistema di tubazioni aeree direttamente all’interno del caseificio visitabile dalle due finestre che prospettano il giardino dell’azienda. Qui avvengono le principali fasi della produzione. Nella stanza a fianco, adibita a spaccio, gli acquirenti  possono avvicinarsi alla spicciolata ai prodotti freschi di giornata o a quelli leggermente stagionati.

Certo è che questi prodotti estremamente delicati e raffinati poco hanno a che vedere con i formaggi antichi di capra che venivano prodotti nelle famiglie della pedemontana. Quella inventata da Massimo è una filiera corta basata sull’allevamento del tutto nuova. Una invenzione che accresce il rapporto tra cibo e paesaggio in questo tratto della pedemontana.

Massimo ci ha anche raccontato del carattere di sperimentazione che ha la sua attività. In questi anni sta cercando di trovare un equilibrio tra produzione foraggera delle terre che detiene in proprietà e la concimazione dei fondi. Nell’ultimo anno ha avuto problemi nel garantire con il proprio fieno la copertura delle esigenze alimentari del gregge ed ha scoperto che in pianura Padana si producono degli ottimi foraggi essiccati e vorrebbe migliorare la sua produzione. Al momento è riuscito a costruire un rapporto con un impianto per la produzione di biogas ed energia elettrica sorto poco distante presso il quale conferisce il liquame dell’azienda. In cambio riceve del digestato a chilometro zero che ha la possibilità di distribuire sui campi evitando le concimazioni chimiche migliorando il carattere pedologico dei terreni ghiaiosi.

Non bastasse sulla copertura della stalla un importante impianto di pannelli fotovoltaici è in grado di sopperire a parte delle necessità elettriche dell’azienda.

via 4 novembre, 25, Aviano

338 195 1729

http://www.massimocipolat.it/

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

La latteria di Marsure

18 sabato Apr 2015

Posted by Moreno Baccichet in Esplorazioni

≈ Lascia un commento

Tag

allevamento, Aviano, Aziende virtuose, chilometro 0, Marsure, Paesaggio pedemontano

A partire dalla metà dell’800 nella pedemontana l’azione riformatrice dell’Assiciazione Agraria Friulana e una massiccia campagna di informazione riuscirono a modificare in modo radicale il rapporto tra territorio e produzione agraria. L’intenzione di eliminare i vincoli imposti da una organizzazione agraria di antico regime portò alla scomparsa di gran parte del patrimonio pubblico dei pascoli in piano e di quelli di versante più vicini al paese. La promozione dell’allevamento di un animale che produceva moltissimo latte come la vacca introdusse i temi di una stabulazione in stalla e quindi il problema di risorse foraggere famigliari che dovevano essere raccolte e concentrate nel paese.

E’ in questo periodo che nascono le immagini tradizionali delle donne con le gerle che portano sulle spalle enormi carichi di fieno da stivare nel fienile. E’ in questo epriodo che si consolida la tradizione delle slitte da fieno che permettevano di condurre in piano quanto si era sfalciato nelle proprietà che le famiglie avevano acquisito lungo il versante.

La privatizzazione delle praterie inclinate tolse spazio e risorse a ovini e caprini ormai costretti a pascolare solo nei settori più alti del territorio.

Il formaggio di vacca in un primo periodo si diffuse all’interno delle cucine delle singole famiglie che integravano in questo modo la loro dieta alimentare scarsamente proteica. Il formaggio prodotto in questo primo periodo di autoproduzione e di autoconsumo era tenero, a pasta molle, e non permetteva di poter vendere o barattare la risorsa casearia in cambio di altro cibo. La ricotta e una sorta di formaggio salato dovevano essere consumati molto velocemente. Nel frattempo però in Italia si sviluppò una cultura del formaggio stagionato e prodotto da una serie di esperti casari ben istruiti. E’ in questo periodo che attraverso la promozione di forme associative dei produttori di latte si cominciò ad affermare un nuovo prodotto caseario elaborato all’interno di latterie ad ampia base partecipativa di soci.

La prima latteria sociale in Friuli fu fondata il 19 settembre 1880 a Collina di Forni Avoltri. Nel 1890 le latteria erano novanta per raggiungere il tetto di 652 unità nel 1960. Quella di Marsure, originariamente turnaria, è relativamente recente e risale al 1922, con 150 soci. Prima di allora la produzione aveva uno scopo prevalentemente famigliare e integrava la ridotta dieta proteica delle famiglie della pedemontana. L’allevamento era diffuso in pratica in ogni famiglia, mentre oggi i produttori di latte che conferiscono alla latteria sono rimasti solo tre, ma con un numero consistente di capi. In modo non diverso l’offerta casearia si è estesa anche attraverso l’invenzione di prodotti e ricette.

Gli escursionisti di fronte alla latteria

Gli escursionisti di fronte alla latteria

E’ interessante notare come l’attività di produzione del latte abbia costruito una serie di grandi aziende agricole ai piedi dei terrazzi ghiaiosi, lungo quell’asse pedemontano dove un tempo non c’erano costruzioni. La deriva dei bovini li ha portati più vicini alle zone agricole deputate a produrre il cibo per gli animali. Molte di queste aziende, oggi, preferiscono essere esclusivamente produttrici di grandi quantità di latte che vengono vendute alle grandi aziende di trasformazione della pianura padana che giornalmente ritirano il prodotto. Invece, le tre aziende che oggi gestiscono la latteria sociale di Marsure propongono una diversa lettura del rapporto tra territorio e prodotto agricolo. In sostanza hanno dimensionato la produzione di latte sulla dimensione della produzione dei campi in proprietà e in affitto. Il prodotto dei campi viene totalmente impiegato nell’allevamento di vacche da latte e il latte prodotto viene totalmente conferito alla latteria sociale. Qui un numero ridotto di dipendenti diretto dal casaro trasforma il latte in una grande quantità di prodotti caseari che in gran parte vengono venduti nel locale spaccio, mentre le rimanenze vengono fornite a due diversi livelli di distribuzione sul territorio, quello dei commercianti e quello di piccoli e vicini negozi al minuto. Di fatto lungo la pedemontana il successo dell’allevamento bovino dopo il 1850 ha avuto tre stagioni: quella dell’autoproduzione domestica, quella del produzione collettiva del villaggio e quella della produzione aziendale di una filiera corta di produzione e vendita oggi rappresentata dalla latteria sociale di Marsure.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Intervista a una delle socie della Latteria di Marsure

Non a caso la latteria nei suoi pieghevoli ricorda che il formaggio è fatto con latte a Km 0 ponendo attenzione alla filiera corta tutta dedicata al latte bovino. I prodotti oggi non si limitano al consueto formaggio Montasio, ma presentano anche delle invenzioni non tradizionali come il formaggio salato tipico dello spilimberghese.

L'interno della latteria

L’interno della latteria

Produrre, trasformare e vendere è senza dubbio un impegno gravoso per questi soci, ma allo stesso tempo li rende immuni dai contraccolpi che il mercato del latte, gestito dalle grandi aziende di trasformazione, subisce anche rispetto alla concorrenza internazionale.

Per saperne di più

https://www.facebook.com/LatteriaDiMarsure

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il paesaggio è attrezzato per produrre cibo per i grandi allevamenti che abbisognano di foraggio, insilati e granaglie

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Cibo&Paesaggio

nuoeconomie

Argomenti

  • amnesie urbane (3)
  • Appunti di Viaggio (5)
  • documenti (8)
  • Esplorazioni (39)
  • Eventi (12)
  • Fortezza FVG (1)
  • libri (8)
  • Luoghi & Territori (86)
  • Monografie (1)
  • orti (4)
  • Storia di Legambiente (1)
  • Urbanistica (2)

Amnesie Urbane

Mappa partecipata delle aree abbandonate

Ultimi commenti

martinabellucci su Azienda agricola Da Pieve…
Gianfranco su Azienda agricola Da Pieve…
Mariangela Modolo su Una domenica tra orti e vecchi…
clementina su Una domenica tra orti e vecchi…
Prova di Martina | N… su Scaricate gratis il nuovo libr…
marsure
cropped-terzo_paesaggio_cotonif.jpg
DSCF7735
cropped-valerani-_cavalcava.jpg
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Siti interessanti

Gente che cammina

  • Alpinismo Molotov Una banda disparata a cui piace la montagna e a cui piace camminare.

Il tempo che fu

  • Scarpe&Cervello Per vedere cosa abbiamo fatto prima di Luoghi&Territori

Nel territorio

  • Fattoria sociale e didattica Sottosopra Sottosopra, che nel nome racchiude in sé la realtà della Val Tramontina, è un’azienda agricola, una fattoria didattica e sociale e un luogo di relazioni.

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Unisciti ad altri 1.216 follower

Seguono Luoghi & Territori

Follow Luoghi&Territori FVG on WordPress.com

Tag

acqua agricoltura urbana Alberto Fiorin allevamento Alpaca Amnesie urbane architettura Aviano Aziende virtuose boschi Boschi di nuova formazione Budoia capre Casarsa Castelnovo del Friuli chilometro 0 Chions cibo Clauzetto conferenza Cortina di Ferro Dardago Dismissioni Militari Esplorazioni fattoria didattica Formaggio formaggio salato Fortezza FVG fotografia Fotografie Friuli Occidentale Guerra Fredda Hotel per gli insetti inquinamento Joris Karl Huysmans Latteria di Pradis libri Luoghi&Territori Marsure memorie Michel Houellebecq Mini caseificio modernità Moreno Baccichet orti orticoltura Orticoltura naturalistica Ortogoloso paesaggi paesaggio Paesaggio pedemontano paesaggi urbani pastori pastorizia pecore Pier Paolo Pasolini Pitina Pordenone Pradis praterie PRGC prodotti tipici rigenerazione urbana San Vito al Tagliamento smart city smart land Torrate Tramonti di Sopra trasformazioni Trasformazioni paesaaggistiche Travesio Turismo culturale Val Meduna William Least Head-Moon Zafferano

Gli autori

  • Moreno Baccichet
    • Come si costruisce un hotel per gli insetti
    • Inizia la nuova campagna di iniziative 2017 sui temi dell’autoproduzione del cibo
    • Sembra ieri ma sono passati trent’anni
  • ElisabettaMi
    • Amnesie urbane a Oltre il giardino
    • Moreno e Paolino nel Carso
    • FORTEZZA FVG Dalla guerra fredda alle aree militari dismesse. Una recensione
  • martinabellucci
    • AMNESIE URBANE 2.0 – Incontri e iniziative alla scoperta degli spazi vuoti, delle “Amnesie Urbane” in città
    • Azienda agricola Santarossa Franco
    • Azienda agricola Meneghel Antonietta
  • Walter Coletto
    • A Braida Curtis una mattinata nella terra di mezzo tra Torrate e Bagnarola
    • Gente di Pallantina
    • Orti Urbani e Orti Sociali luoghi di integrazione e alimentazione.
  • RSS - Articoli
  • RSS - Commenti
Follow Luoghi&Territori FVG on WordPress.com

Archivi

  • gennaio 2018 (3)
  • luglio 2017 (6)
  • giugno 2017 (1)
  • Maggio 2017 (11)
  • aprile 2017 (7)
  • marzo 2017 (3)
  • febbraio 2017 (1)
  • gennaio 2017 (1)
  • dicembre 2016 (1)
  • novembre 2016 (3)
  • ottobre 2016 (2)
  • settembre 2016 (3)
  • agosto 2016 (3)
  • luglio 2016 (1)
  • marzo 2016 (1)
  • gennaio 2016 (6)
  • dicembre 2015 (14)
  • novembre 2015 (3)
  • ottobre 2015 (2)
  • luglio 2015 (5)
  • giugno 2015 (12)
  • Maggio 2015 (7)
  • aprile 2015 (5)
  • marzo 2015 (1)
  • febbraio 2015 (7)
  • gennaio 2015 (7)
  • dicembre 2014 (3)

Ultimi articoli

  • AMNESIE URBANE 2.0 – Incontri e iniziative alla scoperta degli spazi vuoti, delle “Amnesie Urbane” in città 29 gennaio 2018
  • A Braida Curtis una mattinata nella terra di mezzo tra Torrate e Bagnarola 6 gennaio 2018
  • Gente di Pallantina 2 gennaio 2018
  • Azienda agricola Santarossa Franco 24 luglio 2017
  • Azienda agricola Meneghel Antonietta 18 luglio 2017

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Blog su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • Luoghi&Territori FVG
    • Segui assieme ad altri 1.216 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Luoghi&Territori FVG
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...
 

    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: