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Luoghi&Territori FVG

~ Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione

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Archivi autore: martinabellucci

AMNESIE URBANE 2.0 – Incontri e iniziative alla scoperta degli spazi vuoti, delle “Amnesie Urbane” in città

29 lunedì Gen 2018

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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immagine Amnesie

Ha preso il via sabato 18 novembre 2017 il progetto “Amnesie Urbane” di Legambiente Pordenone, con la distribuzione di 154 rose realizzate riciclando la moquette rosa della tappa pordenonese del 100° Giro d’Italia. Una per ogni spazio vuoto mappato in centro città, esempio di come lo “scarto” possa trasformarsi in risorsa e nuove opportunità.

Si parla quindi di rigenerazione, che è urbana – e parte in molti casi dal riuso temporaneo, dalla riqualificazione fisica dei luoghi, o da una progettazione attenta degli spazi – ma soprattutto umana, che ha come obiettivo quello di stimolare il senso di responsabilità, di condivisione, di comunità, attraverso il coinvolgimento attivo dei cittadini.

Oltre al censimento degli spazi non più utilizzati e abbandonati di Pordenone (visibile qui), il progetto vuole essere occasione di una prima informazione e sensibilizzazione rispetto alla percezione del fenomeno, attraverso la realizzazione di incontri ed iniziative sul territorio.

Il secondo appuntamento è stato quindi organizzato il 25 novembre negli spazi de La Tipografia di via Torricella, dove si è svolto l’incontro formativo e di approfondimento dal titolo “RIGENERAche? Esperienze ed esempi virtuosi di rigenerazione urbana a confronto”: una mattinata di racconti, di esempi virtuosi e buone pratiche provenienti da San Stino di Livenza, Trieste, Belluno, San Donà, Padova e Bologna.

Siamo quindi arrivati al terzo step, e Legambiente Pordenone, insieme all’associazione culturale Il Filo Urbano, ha bisogno di voi!

Inizierà nei prossimi giorni, precisamente il giorno 1 febbraio 2018, il contest fotografico di Amnesie Urbane, che resterà aperto fino al 15 marzo, e che porterà le migliori 30 foto ad essere esposte in una mostra fotografica di cui vi comunicheremo i dettagli nelle prossime settimane.

Riportiamo qui sotto il regolamento,

PARTECIPATE NUMEROSI!

CONTEST FOTOGRAFICO

REGOLAMENTO

L’Associazione culturale “Il Filo Urbano” di Pordenone, partner nel Progetto “AMNESIE URBANE” realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia ai sensi della LR 16/2014, lancia insieme a Legambiente Pordenone un Contest Fotografico sul tema della RIGENERAZIONE URBANA.

1. La partecipazione al concorso è aperta a tutti ed è gratuita.

2. Le foto dovranno ritrarre i luoghi mappati nel Progetto “Amnesie Urbane” oppure nuove segnalazioni di edifici, purché siano vuoti e in stato di abbandono, che si trovino sul territorio del comune di Pordenone (ad esempio negozi, edifici commerciali, attività produttive, ecc.).

3. La partecipazione al concorso può avvenire con due modalità:

  • INSTAGRAM: le foto condivise dovranno riportare almeno uno di questi hashtag: #amnesieurbane #amnesieurbane_pn #amnesieurbane_pordenone , titolo, data in cui è stata scattata e indicazioni del luogo (indirizzo il più completo possibile-il geotag non è sufficiente).
  • FILE: le fotografie dovranno pervenire all’indirizzo pordenone@legambientefvg.it sotto forma di file .jpeg oppure .tif, alta risoluzione, insieme alle generalità del concorrente, recapito telefonico, indirizzo e-mail, titolo, data e indicazione del luogo (il più completo possibile).

4. Le foto dovranno essere inedite e non aver partecipato ad altri concorsi fotografici. Verranno prese in considerazione solo le foto inviate o condivise (nel caso di Instagram) dal giorno 01.02.2018

5. La chiusura del Contest avverrà alle ore 18.00 del 15.03.2018.

6. Ogni partecipante è responsabile delle rispettive opere sollevando gli organizzatori da ogni responsabilità.

7. Ogni concorrente, partecipando al contest e consegnando le foto, dichiara automaticamente di essere autore di tutte le opere presentate e di detenerne tutti i diritti. Ogni concorrente dichiara altresì automaticamente di aver adempiuto a tutti gli obblighi previsti dalla normativa in materia di tutela del diritto all’immagine dei soggetti eventualmente ritratti. Gli organizzatori non possono essere ritenuti responsabili di controversie relative alla paternità delle immagini o di qualunque altra conseguenza legata alle stesse oggetto del contest.

8. Partecipando al contest i concorrenti cedono tutti i diritti d’uso, di riproduzione e di eventuale rielaborazione delle opere presentate agli organizzatori del concorso che potranno esporle o utilizzarle a titolo gratuito per le proprie finalità, anche via internet, riportando il nome dell’autore e l’anno di realizzazione dell’opera.

9. La partecipazione al concorso implica la piena accettazione del presente regolamento.

10. Ogni fotografo potrà immortalare gli edifici in questione nelle più diverse situazioni. Gli scatti saranno selezionati da una giuria che a proprio insindacabile giudizio opererà in base ai seguenti principi: inerenza al tema proposto, originalità, creatività, chiarezza del messaggio comunicato. Le prima trenta foto, selezionate tra quelle condivise su Instagram e quelle pervenute via mail, saranno il soggetto di una mostra che si terrà nel mese di Aprile 2018. I dettagli verranno comunicati in seguito.

11. Saranno inoltre assegnati ai tre migliori scatti, a giudizio insindacabile della giuria, i seguenti premi:

  • tessera socio annuale + 10 ingressi Cinemazero (Piazza Maestri del Lavoro 3 – Pordenone)
  • buono € 50,00 presso la libreria Al Segno (vicolo del Forno 2 – Pordenone)
  • buono € 50,00 presso il negozio Altra Metà (viale Martelli 6 – Pordenone)

 

 

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Azienda agricola Santarossa Franco

24 lunedì Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Intervista a Valentina Santarossa, titolare.

L’Azienda Agricola è nata qui, 31 anni fa. Dal ’93 abbiamo portato avanti quasi esclusivamente l’orticoltura, e un po’ di mais ma a mio marito non è mai interessato, non è mai piaciuto, ha sempre voluto fare questo. I nostri terreni hanno un’estensione di circa 7/8 ettari complessivi, di cui 3 ad asparagi. Siamo io, mio marito e nostra figlia principalmente; poi abbiamo un altro figlio che al momento sta ancora studiando, agraria, e che vedremo cosa sceglierà di fare in futuro.

Santarossa

Mission e tipo di agricoltura

I nostri prodotti appunto sono asparagi, fragole, zucchine, cetrioli, lattuga, pomodori, peperoni, melanzane, radicchio di più varietà, cavoli, radicchio tardivo e la rosa di Sacile. Facciamo agricoltura tradizionale, si sta comunque attenti, ma non biologico diciamo.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Nel corso degli anni ciò che è cambiato è che prima si portava tanto al grossista, mentre ora, da un dieci/quindici anni oramai, è praticamente solo vendita diretta soprattutto nei mercati – circa un 70% -, prima con Campagna Amica, ora con Agrizero. Nonostante la posizione un po’ decentrata e di confine rispetto agli ambiti urbani, c’è anche vendita diretta qui in azienda; il passaparola per noi è la migliore pubblicità.

Vision rispetto al futuro e alla città

Al momento siamo soddisfatti, per noi abbiamo raggiunto un livello ottimale di produzione. Stiamo valutando magari di utilizzare la sovrapproduzione per aprirci alla trasformazione, ma comunque non fatta da noi. L’unica cosa magari in generale, sarebbe importante che tutte le persone capissero l’importanza della stagionalità dei prodotti, e della loro disponibilità limitata quindi.

 

Indirizzo e contatti dell’Azienda:

Indirizzo: via Taiedo 2/A, Porcia

Telefono: 0434 921075

E-mail: santarossafranco.pn@alice.it

Orari di ricevimento: lunedì-sabato 9.00-12.00, 17.00-19.00

Altre informazioni: presenti nei mercati Agrizero (Torre, Sacile, Porcia, Prata) e mercato di Maron di Brugnera.

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Azienda agricola Meneghel Antonietta

18 martedì Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Intervista ad Antonietta Meneghel, titolare.

L’azienda agricola è nata 21 anni fa, ma per quanto riguarda questo tipo di prodotti tutto è cominciato 14 anni fa su imput del consorzio agrario, i seminativi non avevano più uno sbocco a livello di reddito, allora abbiamo deciso di provare con gli ortaggi. Lo facciamo comunque per passione, siamo in tre (siamo io, mio marito e mio cognato) ma ognuno di noi ha il suo lavoro. Abbiamo iniziato con i cavolfiori, però a livello di grossista, mandando ad una cooperativa in Emilia, ma è stata una grossa delusione. Allora ci siamo messi in contatto con un grossista di Sacile che ora ha chiuso l’attività, mettendo i prodotti che chiedevano loro: sveglia alle 5 per la raccolta, consegna da loro per le 7, in modo che poi potessero portarla ai loro clienti, tutti negozi abbastanza piccoli.

Con il passare del tempo abbiamo iniziato a chiederci perché non potevamo vendere direttamente qui da noi, le cose sono cambiate, ora facciamo così, non ci alziamo più alle 5, e ciò che produciamo lo vendiamo tutto qui.

Mission e tipo di agricoltura

Come prodotti coltiviamo un po’ di tutto quello che è di stagione, principalmente ortaggi ma anche qualcosa di frutta, come ciliegie, pesche, pesche-noci, mele, pere, prugne, albicocche. Come dimensioni abbiamo circa un ettaro e tre di terreno. Adesso di ortaggi ci sono zucchine, piselli, cipolle, cappucci… La nostra agricoltura non è biologica, ma cerchiamo comunque di limitare l’utilizzo di trattamenti; poi ad esempio il classico problema dello zucchino, l’oidio, si risolve con un semplice passaggio di acqua e bicarbonato, insomma cerchiamo di fare le cose in maniera migliore possibile, visto che ciò che vendiamo lo mangiamo anche noi.

Abbiamo due serre coperte, di cui una fissa, il resto a cielo aperto, e i campi sono tutti qui intorno a casa. Solitamente raccogliamo al mattino, in caso facciamo una seconda raccolta in base a cosa serve. La gente è contenta magari anche di aspettare 5 minuti se sa che vai a raccogliere il prodotto fresco sul momento. Tutto è di giornata, e tutto viene venduto qui.

A condizionare poi il tutto ci sono anche i cambiamenti climatici, si percepisce. Non puoi più fare affidamento perché se un ciclo produttivo è di 60 giorni, possono diventare 80 come diventare 40, non c’è più una regola. E poi ci sono questi estremi, siamo passati dai 10 gradi ai 26, quindi le piante ne risentono tantissimo se la temperatura non è costante.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Tante volte mi hanno chiesto perché non siamo entrati a far parte di Campagna Amica, etc. La pubblicità è fatta dai clienti che vengono, di cliente in cliente, e secondo noi è la cosa migliore. Poi vediamo che di ciò che produciamo non rimane quasi nulla, quindi siamo soddisfatti. Se qualche volta ci sono eccedenze diamo in beneficenza alla Caritas o alla parrocchia, soprattutto magari nel periodo estivo come ad esempio le zucchine.

Poi comunque ci sono altre attività come la nostra intorno, e non vogliamo dare fastidio a nessuno.

Vision rispetto al futuro e alla città

Al momento di fatto per noi è un hobby, non è la nostra attività principale ma speriamo, avendo anche un figlio che fa agraria, che un giorno possa diventarlo.

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Azienda agricola Da Pieve Claudio

17 lunedì Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Intervista a Claudio Da Pieve e figli, titolari.

Come azienda agricola abbiamo iniziato nell’83, ho fatto il perito agrario e ho un po’ seguito le orme di famiglia. Abbiamo iniziato con la strada del tabacco, eravamo uno dei più grandi produttori fino a una decina di anni fa, poi hanno smesso di dare i contributi e quindi ci siamo buttati sugli ortaggi. Quello che produciamo in parte lo vendiamo qui, in parte riforniamo colleghi all’interno del circuito di Campagna Amica di cui facciamo parte. Inizialmente invece ci appoggiavamo ad un grossista, che ha chiuso e quindi abbiamo deciso di aprire qui.

AADaPieve

Mission e tipo di agricoltura

Abbiamo un quindici ettari di terreno, di cui cinque/sei di ortaggi e il resto seminativi. Abbiamo solo una serra, il resto è tutto in campo aperto, e i terreni si trovano a sud e a nord della statale. Spaziamo tra tutti i prodotti di stagione, in primavera facciamo asparagi, fragole, cappucci; adesso andiamo avanti con le zucchine, pomodori, cetrioli. I cetrioli li ho in serra, utilizzo un sistema nuovo, in idroponica praticamente. Il terreno della serra era “malato” a causa di parassiti delle radici, l’unica soluzione è coltivare in dei sacchi di fibre di cocco e perlite dove metti le piantine e gli dai nutrimenti, come fanno in Israele, in Sicilia, etc. Ho provato questo sistema e sta funzionando.

Poi adesso abbiamo deciso di provare con la canapa, l’abbiamo appena seminata. Abbiamo partecipato a diversi convegni, siamo andati anche a Bologna; abbiamo acquistato diversi prodotti e li stiamo testando, olio, pasta, biscotti, farine, adesso ci fanno anche la birra. C’è un birrificio a Udine ad esempio, e un pastificio a Verona che sono interessati a questo tipo di cose. Stiamo cercando di capire se ci può essere un mercato, anche se qui in Friuli siamo ancora un po’ indietro rispetto al resto d’Italia. Soprattutto al sud lo stanno incentivando.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Cerchiamo di farci pubblicità, su CittàNostra ma anche su Facebook, ma comunque le persone che vengono qui già ci conoscevano.

Vision rispetto al futuro e alla città

Le superfici si stanno riducendo, non c’è più redditività soprattutto nei seminativi, ormai mais e soia rendono molto poco. Per quanto riguarda l’orticoltura è incerto, va a periodi e dipende dalla coltura, ti scontri con aziende che hanno centinaia e centinaia di ettari, devi cercare di fare un prodotto particolare oppure è difficile. Per la canapa qui in Italia dobbiamo importare tutto dalla Francia, mancano i macchinari per poterlo fare. Qui è tutto da fare, quindi speriamo di capire se c’è una buona risposta sulla produzione e anche redditività.

 

Indirizzo e contatti dell’Azienda:

Indirizzo: via Sant’Angelo 3, Porcia

Telefono: 333 6071076 / 340 5457688

E-mail: robertodapieve@gmail.com

Orari di ricevimento: lunedì-sabato 8.00-12.00, 14.00-18.00

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Azienda agricola Piva Albano

17 lunedì Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Intervista ad Albano Piva, titolare.

L’azienda (4.000 metri circa) era di mio papà, io ho continuato la sua attività dall’83. All’epoca non mi trovavo bene nell’azienda in cui lavoravo; avevo fatto studi completamente diversi, ma mio papà ha deciso di mollare e quindi ho colto l’occasione al volo.

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Mission e tipo di agricoltura

Mio papà già da prima aveva piantine da orto, un po’ di fiori e qualche verdura; io ho deciso di ampliare per quanto riguarda i fiori – studiando, perché sono un autodidatta – , ho incrementato l’assortimento delle piantine, e da un po’ di tempo produco anche più verdure, togliendo spazio invece ad alcuni fiori e diversificando la produzione. Sostanzialmente al privato vendo le piantine, i fiori recisi, ed eventualmente la verdura. Insalata, spinaci, bieta, zucchine, melanzane, peperoni, pomodori, come se fosse un orto allargato. Per quanto riguarda le piantine invece sono tutte quelle che possono crescere in queste zone.

Negli ultimi anni la disponibilità dei clienti si è ridotta, quindi la prima cosa che si è ridotta è la quantità di fiori recisi, che sono una cosa non necessaria. Mentre per quanto riguarda le piantine c’è stato un aumento della concorrenza, e prodotti che vengono da fuori: la concorrenza vende ad un prezzo molto più caro, e non sempre di qualità migliore nonostante il prezzo elevato. Inoltre questa grossa azienda, che viene dal centro Italia, praticamente produce ciò che va bene in tutto il paese, mentre io produco piantine da orto che vanno bene qui, nelle nostre zone. I nostri prodotti si producono e si vendono esclusivamente qui, ed è importante questo.

Di fatto poi non è cambiato nessun tipo di processo produttivo, perché io cerco di coltivare ancora come faceva mio padre, ho cercato solo di migliorare l’organizzazione aziendale, ho introdotto le serre, tunnel bassi o comunque altri tipi di coperture. Non facciamo coltura biologica, però cerchiamo di evitare o limitare al minimo comunque. E ad esempio ho una macchina per la sterilizzazione a vapore del terreno, che è un tipo di trattamento biologico.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Non abbiamo nessuna collaborazione con le realtà del territorio.

Vision rispetto al futuro e alla città

Magari mi piacerebbe ridurre il numero di cose da produrre, l’assortimento, per abbassare i prezzi. Un’altra cosa è che, considerando che tutto il ciclo lo facciamo noi, sarebbe bello che venisse compresa l’importanza e il valore di questo.

 

Indirizzo e contatti dell’Azienda:

Indirizzo: via Roveredo 29, Pordenone

Telefono: 0434 363913

E-mail: albapiv@tin.it

Orari di ricevimento: lunedì-sabato 8.00-12.00, 15.00-19.00

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Azienda agricola Del Zotto Luca

15 sabato Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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AADelZotto

Intervista a Luca Del Zotto, titolare dell’azienda.

Mission e tipo di agricoltura

La nostra azienda è partita nel 1997, ereditando terreni di famiglia e un’attività part-time del nonno. Principalmente abbiamo terreni a Cordenons, San Quirino, Montereale Valcellina, dove coltiviamo soprattutto uva, kiwi e la patata di Ovoledo, che entra nella grande distribuzione, ad esempio nel circuito Coop. Per il kiwi abbiamo la certificazione Global G.A.P., che garantisce, oltre alla qualità del prodotto, anche il rispetto del lavoratore, le condizioni igieniche, un giusto comportamento ecologico per quanto riguarda i rifiuti. Teniamo molto all’analisi chimica del prodotto per tenere sotto controllo i residui e garantire la qualità del prodotto alimentare. Per quanto riguarda i trattamenti, non facciamo prodotti biologici, anche perché è difficile e molto oneroso farlo su grandi quantità. Abbiamo 7000 metri di superficie coperta, in tunnel, su un totale di un’ottantina di ettari. La patata è il principale ortaggio che coltiviamo, poi abbiamo l’asparago, principalmente bianco, ma anche verde e viola, che attualmente occupa 8 ettari, con le nuove piantumazioni di quest’anno andiamo verso i 10. Per quanto riguarda la forza lavoro, abbiamo dai 5 ai 20 avventizi agricoli, in base ai periodi. Abbiamo 2 persone addette alla vendita: infatti facciamo filiera completa, produciamo e vendiamo direttamente al consumatore principalmente con i mercati.

Dopo gli anni ’70-’80 nei quali, col boom economico, le persone pensavano ad altre cose, alla casa, al modello nuovo della Fiat, si è sviluppata una coscienza nuova, un interesse per quello che si mangia. Negli anni, la gente ha iniziato a voler capire quello che realmente mangia, ha preso coscienza delle malattie, dei tumori dovuti a quello che si porta a casa col commercio globalizzato. La gente ora chiede informazioni sul cibo, c’è molto senso del rispetto della natura, si cerca di mangiare qualcosa di locale, che non sia stato tanto trasportato.

Nel negozio che abbiamo aperto in via Maestra, chiediamo al cliente di portare la propria borsa, cerchiamo di ridurre tutto questo volume di immondizia per una logica di rispetto ambientale. Abbiamo aperto questo piccolo spaccio due anni fa perché volevamo avere qualcosa di più visibile nella strada principale, a differenza della nostra azienda un po’ nascosta in via Arbisuolis. Qui vendiamo i nostri prodotti dell’orto e integriamo con prodotti di altre aziende agricole del Friuli Venezia Giulia o al massimo dal resto d’Italia, non vendiamo prodotti esteri. Facciamo fare anche i trasformati in conto terzi. Due aziende ci fanno il succo di mela e altre due fanno trasformati di sottoli, agrodolci, creme, sughi pronti. Il bocciodromo che c’è qui dietro, annesso allo spaccio è stato chiuso 10 e più anni fa. Dopo la morte dell’ultima signora che lo teneva, gli eredi sono andati in disaccordo e alla fine ci hanno venduto tutto, il bocciodromo e i due locali antistanti. Era molto in voga negli anni ’60-’70-’80, era un luogo molto attivo, alcuni qui se lo ricordano, era il primo bocciodromo al coperto della zona. Abbiamo voluto mantenere l’ambiente il più possibile simile a quello che è stato: abbiamo fatto tutte le strutture nuove necessarie, abbiamo aperto un varco per rendere i due locali uno solo, ma mantenendo il vecchio bancone del bar, il bocciodromo è stato ridipinto e abbiamo messo le finestre industriali per ricordare come era in passato. Mi è costato molto, ma ancora non lo usiamo, anche se l’intenzione è quella di farlo, presto. Facciamo alcuni eventi dedicati al territorio e legati al discorso della stagionalità. Abbiamo fatto anche un pranzo con il Teatro della Arlecchino Errante. É mia mamma che si occupa della parte del negozio, io seguo la produzione. Devi sempre tenere un equilibrio aziendale tra produzione e Marketing, altrimenti crolla tutto.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Accogliamo spesso dei giovani in stage dal Cefap o dall’istituto agrario di Spilimbergo. Anche se con i giovani, sinceramente, abbiamo un po’ di difficoltà perché sono molto inesperti e avulsi dal mondo agricolo a causa della vita cittadina. Forniamo il Gruppo di Acquisto Popolare, il GAP, con sede in Casa del Popolo.

Siamo un’azienda che crede al commercio di piazza, fatto direttamente dall’azienda con la cosiddetta bancarella. Noi ne abbiamo fatti tanti negli anni. Attualmente facciamo parte del circuito di Campagna Amica. Vendiamo a Pordenone e Maniago (nei mercati di Campagna Amica), nel mercato del quartiere del Sacro Cuore e, nel periodo dell’asparago in altri mercati locali stagionali. L’attività dei mercati nel Pordenonese e un po’ in tutta Italia è stata lanciata, quasi 10 anni fa, dal brand di Campagna Amica, di cui sono stato presidente provinciale per 6 anni. Poi c’è stata una scissione, diciamo così, che ha portato poi alla creazione di Agrizero. Da qui, poi, comparve una sorta di stanchezza, il tutto si è un po’ arenato. Il commercio di piazza deve essere sempre stimolato. Ho voluto riprendere in mano certe situazione, alcuni dei contatti che avevo e sono attualmente referente per mercati di terza generazione, i cosiddetti neutri o senza bandiera, nei quali si intende dare un ruolo più centrale all’azienda che produce e vende direttamente. Abbiamo notato che molte aziende hanno difficoltà col pubblico, a vendere il proprio prodotto, anche per “timidezza”. Dunque abbiamo fatto dei corsi di formazione per l’approccio e adesso le aziende possono andare avanti anche da sole. Di questi mercati ne nasceranno anche di nuovi nel Pordenonese, adesso tutti gli assessori vogliono avere il loro mercato, sarà anche una moda… saranno le future elezioni regionali!

L’azienda fa quello che fa, perché abbiamo trovato la vocazione nel territorio del conoide del Cellina-Meduna. Molti terreni vicino al fiume sono sabbiosi-limosi, senza sassi e questo ci dà la possibilità di fare la patata e l’asparago. Abbiamo anche la consapevolezza di produrre e dare al consumatore un prodotto molto sano per il fatto che in quest’area non ci sono insediamenti industriali molto vicini, l’acqua delle risorgive è buona. E tutto nonostante la presenza del poligono militare del Cellina Meduna. Nel territorio, abbiamo fatto da rompighiaccio nel l’orticoltura soprattutto per quanto riguarda l’asparago. Storicamente esistevano due famiglie negli anni ’70-’80 che lo producevano in zona Cordenons. Poi c’è stato un buco e siamo ripartiti in 2 nel 2000 e nella nostra scia altri 4 o 5. Possiamo dire che abbiamo fatto da volano, da traino. Siamo da poco concessionari del marchio Global G.A.P. Con l’asparago bianco, siamo una delle poche aziende friulane che ha il marchio. Ci teniamo che la gente venga a visitare l’azienda e a vedere le produzioni per capire direttamente quello che facciamo. Crediamo in etichettatura del prodotto fatta bene, crediamo nelle certificazioni e nell’agricoltura professionistica.

 

Indirizzo e contatti dell’Azienda:

Indirizzo: via Arbisuolis 26 e via Maestra 107, Cordenons

Telefono: 331 1138035

E-mail: delzotto.ciasadriussa@gmail.com

Sito web e/o pagina Facebook: Azienda Agricola Luca Del Zotto

Orario di ricevimento o apertura punto vendita: in via Arbisuolis dal lunedì al sabato, mattina 8.30-12.30, pomeriggio invernale 15.30-19.30 ed estivo 16.00-19.00; in via Maestra apertura stagionale (asparagi) aprile-maggio.

Altre informazioni: mercati di campagna amica a Pordenone (mercoledì e sabato) e Maniago (sabato); mercato di quartiere al Sacro Cuore + altri mercati stagionali + manifestazioni varie locali.

 

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Il Laboratorio formativo permanente “Il Riccio”: la cura del verde come strumento di integrazione sociale.

14 venerdì Lug 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Nell’ambito del progetto “Orti in città”, siamo venuti a conoscenza di una realtà del nostro territorio che merita visibilità, poiché coniuga il tema dell’assistenza a persone svantaggiate con l’ortofloricoltura e la gestione del verde. Si inserisce dunque in quel filone di “agricoltura sociale” già incontrato ne Il Guado della Coop Noncello e nel Giardino Educativo delle Sorprese di Villa Carinzia.

Il “Laboratorio Formativo Permanente” è un servizio educativo ed occupazionale diurno per persone diversamente abili, che usufruisce degli spazi e delle strutture messe a disposizione dalla Fondazione “Opera Sacra Famiglia”. Gli allievi coltivano con i loro operatori piante da orto e da fiore e imparano a svolgere attività di manutenzione d’aree verdi.

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Intervista a Roberto Pupulin, responsabile.

Noi abbiamo qui, nella nostra proprietà – è stata concessa l’area in sostanza – , una sezione degli orti sociali gestiti dal Comune di Pordenone, dove è presente anche, nella stessa area, l’orto sociale gestito dalla Chiesa Battista. Abbiamo un’altra attività su orti e florovivaismo che è gestita internamente dai ragazzi con disabilità. Poi una parte più consistente degli orti li abbiamo realizzati con dei micro progetti dove c’è stata una relazione diretta tra noi e alcune scuole materne o alcune scuole primarie della città; per due anni invece abbiamo tenuto un progetto un po’ più consistente dove abbiamo fatto degli orti sul territorio cittadino con dei ragazzi delle materne ed elementari e coinvolgendo un gruppo di persone anziane oltre i 65 anni. È grossomodo questa la panoramica dei nostri “Orti in città”.

Mission e tipo di agricoltura

La mission dell’ente sorto nel ’49, era l’accoglienza di ragazzi privi di famiglia (il periodo è quello del dopoguerra). Il pensiero era quello di dare a questi ragazzi, che si trovavano in condizioni di svantaggio e di povertà, le competenze pratiche e tecniche per poter affrontare la vita una volta che diventavano maggiorenni. Questa è stata l’idea iniziale che ovviamente continua, il lavoro che facciamo è questo (scuola professionale piuttosto che attività nel verde), solo non rivolto a normodotati ma anche a persone con disabilità o persone svantaggiate, persone che si trovano in situazioni di disagio, quindi anche maggiorenni. Dare queste abilità, queste competenze, in modo tale che possano raggiungere una certa autonomia, e se possibile anche un autosostentamento.

L’attività sull’orto-florovivaismo è iniziata circa una ventina d’anni fa, in questo modo: noi avevamo diversi soggetti con delle disabilità, diverse disabilità psicofisiche, che erano inserite nei corsi di meccanica del nostro istituto. Ci siamo però accorti che in un ambiente scolastico di tipo classico, non li facilitava nelle relazioni anche nei rapporti con le persone e tra di loro. Per cui c’è stato un primo esperimento di creare degli orti, per portare questi ragazzi a lavorare all’esterno. Si è notato subito che il rapporto che possono avere con la natura e con gli animali – perché abbiamo portato anche degli animali -, è molto diverso e cambia totalmente il loro modo di essere, diventano più socievoli, più non dico allegri, ma hanno poi tutto un altro rapporto con gli adulti e le altre persone. E lì è nata l’esperienza sull’orto-florovivaismo. Si è agganciato a questo punto un altro aspetto; è stato fatto per questo gruppo di utenti che hanno queste caratteristiche. I soggetti che hanno delle disabilità però più lievi e hanno quindi delle capacità lavorative seppur ridotte o minime, poi vengono o vanno a lavorare in aziende esterne sempre per quanto riguarda il florovivaismo o aziende agricole, per determinati periodi oppure, quelli più abili, sono stati assunti anche per diversi anni.

La parte più tecnica e formativa è sempre stata tenuta da Eugenio. E questo comunque lo facciamo sulla base della disponibilità di finanziamenti. In quel caso lì si tratta proprio di strutturare un’attività formativa, con un tirocinio e poi un accompagnamento ed un inserimento lavorativo. Abbiamo comunque sempre scelto il settore del verde perché è quello che produce meno stress in questi soggetti, non so rispetto ad un settore produttivo, meccanico, industriale, etc., e quindi socialmente riescono ad affrontare meglio anche la vita e a collaborare di più. Lo psicologo che abbiamo qui, consulente, diceva che ha notato il cambiamento di questi ragazzi da quando sono stati portati fuori, rivivono, diceva che gli stiamo prolungando la vita per certi versi, con questo tipo di attività. Anche lì poi si è ampliato, perché i ragazzi fanno anche delle manutenzioni esterne sempre sul settore del verde, ad esempio le aiuole lì del tribunale di Pordenone sono anni che le gestiamo con questi ragazzi qua, quindi periodicamente escono per quelle che sono le scerbature, piccoli interventi di raccolta delle foglie, interventi di raccolta delle potature, taglio dell’erba, raccolta della stessa, quindi lavori molto semplici però riescono ad ottenere dei notevoli benefici, si parla proprio di verde terapeutico, e anche danno un apporto dal punto di vista del lavoro da effettuare, quindi più che positivo il loro intervento. È stato l’inizio, che poi ovviamente si è ampliato e ha portato anche a questo progetto qui, con i nonni diciamo, c’è stato il passaggio all’intergenerazionalità dell’attività.

Per quanto riguarda il tipo di agricoltura, e la gestione insomma, c’è una struttura tecnica. Nel frattempo abbiamo anche creato una piccola aziendina di manutenzione del verde, dove alcuni soggetti con disabilità vengono inseriti quasi stabilmente con borse lavoro, facciamo attività per il Comune di Pordenone – manutenzione delle aiuole, piuttosto che attività per il privato (sfalci, giardini, tosatura siepi, e altro). Lì c’è un giardiniere fisso, specializzato, che viene affiancato da un paio di persone in borsa lavoro, e in alcuni momenti anche dai ragazzi disabili per alcuni lavori più semplici. Poi c’è Eugenio, che è lui il tecnico agronomo, e quindi organizza tutta l’attività e segue sia la pianificazione e programmazione dei lavori, e interviene anche tecnicamente nel gestire, nel dare le dritte per la gestione dei lavori, usare fitofarmaci se servono, potare in un modo piuttosto che in un altro, stabilire se ci sono da fare delle piantumazioni e che tipo di piantumazioni, come va trattato il terreno. Orticoltura tendenzialmente biologica, nel senso che cerchiamo di limitare al massimo l’utilizzo dei presidi fitosanitari: rispettare i metodi dell’agricoltura biologica anche se magari determinate nostre coltivazioni non sono certificate, però cerchiamo di eliminare gli interventi con prodotti antiparassitari, se non di limitarli al minimo insomma, il tutto è molto eco-compatibile. Gli ortaggi che coltiviamo spaziano da pomodoro, peperone, melanzana, lattuga, radicchio, cavoli, tutti i più comuni insomma. Poi in base ad esigenze interne, piuttosto che a richieste diversificate anche noi cerchiamo di diversificare la coltivazione. Per le piantine e le sementi, parte del lavoro lo svolgono i ragazzi, quindi effettuano la semina diretta, piuttosto che il trapianto della piantina ottenuta all’interno della nostra struttura. Alcune piantine invece vengono acquistate all’esterno, dipende un po’ dalla specie, dalla stagione, dalla disponibilità dei nostri ragazzi. Infatti ci sono dei momenti in cui loro riescono a concentrarsi sulle attività di orto-florovivaismo, altri periodi in cui invece magari ci sono altre attività da seguire, come ad esempio la manutenzione del verde; nel momento in cui i ragazzi sono impegnati nell’attività esterna non riescono a seguire totalmente la produzione in serra. Anche perché loro oltre a queste due attività hanno l’arteterapia, hanno le giornate in cui vanno in piscina, hanno una settimana decisamente intensa insomma per le loro possibilità.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio

Per quanto riguarda un rapporto generico con i cittadini diciamo che non abbiamo ancora quantità tali da poter garantire uno smercio, una vendita, e quindi rapportarci direttamente con la cittadinanza. Quello che abbiamo fatto fino ad ora è stata innanzitutto la consegna dei prodotti un po’ alla nostra mensa interna, e un po’ alle borse alimentari. Poi dato che partecipiamo spesso con i ragazzi alla mensa che hanno fatto ad Aviano per i poveri diciamo, durante la settimana andiamo su e prepariamo il pranzo, per cui le verdure le portiamo noi, sono quelle del nostro orto. Ci piacerebbe poter estendere l’attività per poter arrivare anche ad una vendita, non tanto per poterci guadagnare ma per sostenere alcune spese come attrezzature e sementi. Lo stiamo pensando, lo stiamo sperimentando, ma non è ancora in atto. Poi cerchiamo di tenere comunque rapporti con i diversi fornitori per le piantine, Fiume Veneto piuttosto che Cordenons o Aviano, per sostenere un po’ le attività di tutti. Cerchiamo di mantenere buoni rapporti con tutti, che poi sono anche contatti che utilizziamo normalmente anche per eventuali stage di altri corsi sempre inerenti il settore orto-florovivaistico e la manutenzione del verde, quindi c’è una collaborazione solida che dura con queste realtà anche da diversi anni. Poi c’è il rapporto ormai decennale con le scuole, che magari vengono qui in visita e fanno alcune lezioni specifiche sul compostaggio piuttosto che sugli animali della fattoria, sul pane che poi fanno qui nel nostro forno, o le confetture, e così via. E poi c’è questa proiezione verso l’esterno con gli orti scolastici insomma.

Invece per la comunicazione diciamo che se c’è un finanziamento, come è stato in passato, si promuove in un certo modo, anche attraverso report e pubblicazioni. Ma se non c’è un finanziamento specifico tutto sta funzionando per contatti diretti, perché c’è già un rapporto da diversi anni e quindi spesso sono loro che chiedono a noi l’intervento piuttosto che la collaborazione, parlo a livello scolastico ovviamente.

Vision rispetto al futuro e alla città

Ci si sta cercando di spostare all’esterno dando i prodotti che vengono coltivati, gli ortaggi, come avevamo già fatto in passato, per le borse alimentari nelle varie parrocchie. Si vorrebbe ampliare questo tipo di attività, aumentare la produzione, e collegarsi poi ad esempio ai gruppi di acquisto solidale. Questa sarebbe l’intenzione, c’è un embrione c’è un’idea ma non è ancora realizzata.

Ci piacerebbe inoltre continuare quel discorso degli orti gestiti dai nonni, però nelle scuole. Perché il contatto umano tra anziano-bambino è stato esaltante sia per i bambini che per gli anziani, e i rapporti si sono mantenuti nel tempo; potrebbe essere un progetto da riprendere e rivedere.

 

Intervista a Eugenio Venerus (agronomo).

Il progetto di cui parlava il mio responsabile è denominato progetto “verde attivo”, è stato finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed è un progetto biennale che prevedeva appunto il coinvolgimento di un gruppo di anziani over 65. È partito lentamente, abbiamo avuto bisogno di tempo per reperire l’utenza e appunto per pubblicizzarlo, dopo di che abbiamo raccolto una quarantina di iscritti che hanno preso parte, come da progetto, a due corsi di formazione, uno nel settore dell’orticoltura, e uno nel settore della manutenzione del verde, della durata di 60 ore. Ci sono state due edizioni di questi corsi, che sono serviti sostanzialmente per formare l’utenza, perché alcuni dei nonni che hanno partecipato al progetto partivano da zero e non avevano nessuna esperienza, mentre altri avevano almeno un’infarinatura e quindi sono stati agevolati fin dall’inizio, e sono coloro i quali soprattutto nella parte pratica, hanno dimostrato maggiori capacità e maggior intraprendenza. Una volta terminata la formazione in aula, il progetto si è sviluppato soprattutto all’esterno del nostro ente. Abbiamo collaborato con due scuole primarie, una scuola secondaria di primo grado, e due scuole dell’infanzia, nelle quali abbiamo creato degli orti (scuola dell’infanzia Santa Lucia di Rorai Grande, parrocchiale; scuola primaria Rosmini di Villanova di Pordenone; scuola secondaria di primo grado ex Terzo Drusin; scuola dell’infanzia paritaria Sacro Cuore di Pordenone). In quest’ultimo caso abbiamo allestito un orto ex novo, partendo dal prato esistente, e questo ci ha dato grande soddisfazione. Gradualmente siamo riusciti a coinvolgere questo gruppo di nonni, che si sono molto ben integrati con i bambini delle scuole, grazie naturalmente alla collaborazione degli insegnanti, che è stata ampia. Otre ad avere seguito la parte di orticoltura, che è stata preponderante, ci sono stati interventi che hanno riguardato la manutenzione del verde: abbiamo creato delle aiuole presso i plessi scolastici, piuttosto che effettuato piccoli interventi di manutenzione quali potatura, concimazione. C’è stata la richiesta anche di poter prolungare il progetto, però il finanziamento non lo prevedeva. È stato un progetto di due anni, che si è concluso a giugno 2016.

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Servizio Civile Nazionale con il nostro circolo, Legambiente Pordenone.

29 lunedì Mag 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Se siete o conoscete giovani fra i 18 e i 28 anni desiderosi di intraprendere un’esperienza alternativa e formativa… Se vi incuriosicono le attività che porta avanti il circolo e vi piacerebbe dare una mano attivamente e a tempo (quasi) pieno, allora vi comunichiamo che è stato pubblicato il bando di Servizio Civile Nazionale per l’anno 2017/2018. Ci sono 2 posti disponibili per aiutare il nostro circolo, Legambiente Pordenone, nelle sue attività.

Al seguente link trovate tutte le informazioni necessarie:

http://www.arciserviziocivile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=975:pubblicato-il-bando-nazionale-di-scn-2017&catid=11:news&Itemid=33

Se cliccate nella “sezione dedicata ai nostri progetti” e poi “Progetti in Italia” potrete selezionare la nostra regione e ritrovare il progetto di ArciServizioCivile “Natura(l)mente” che vede come una delle sedi attuative proprio il nostro circolo.

Passate parola il più possibile fra amici e conoscenti per questa occasione.

Per qualsiasi informazione o chiarimento, le nostre attuali volontarie di Servizio Civile, Benedetta e Martina, restano a disposizione tramite mail o telefono.

pordenone@legambientefvg.it

0434540483

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Una fattoria didattica e sociale a Pordenone.

12 venerdì Mag 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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Meta finale dell’escursione di domenica 7 maggio è stata l’unica fattoria didattica e sociale presente all’interno del territorio comunale di Pordenone: “La vite e i tralci”, di Salvador Valerio.

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Intervista a Salvador Valerio, titolare dell’azienda.

L’azienda è nata ormai quasi 30 anni fa, nell’88/89, come un’azienda di ortofloricoltura, ovvero di coltivazione e produzione di piantine da orto, da fiore e da balcone. In un secondo momento è stata agganciata all’attività commerciale di fioreria. Dopo un periodo in cui è stata affittata e poi inutilizzata, ho sviluppato l’idea di riprendere l’attività, però tenendo conto di un’evoluzione dell’agricoltura: quello verso l’agricoltura sociale.

Mission e tipo di agricoltura
A fine 2015 abbiamo avuto da parte dell’Ersa FVG il riconoscimento di fattoria didattica e sociale. Questo, da una parte, con la fattoria didattica, ci permette di essere aperti alle scuole e di fare dei laboratori all’interno dell’azienda. Dall’altra parte, l’aspetto che fondamentalmente ci interessa di più è quello di essere fattoria sociale. Collaboriamo con l’ASL, con l’ambito territoriale e con altre realtà sociali per inserimenti lavorativi di persone in situazioni di difficoltà. In questi anni sia io che la persona che collabora con me, Giulia, abbiamo intrapreso un percorso di formazione per avere maggiori requisiti per rispondere alle richieste di inserimenti di persone con problematiche difficili. Con persone in borsa lavoro, in realtà, abbiamo iniziato già 30 anni fa, quando ancora non si parlava di fattoria didattica e sociale. Quando siamo partiti c’era una persona che aveva problemi legati all’alcolismo, è stata la prima persona che è stata inserita e siamo diventati amici. Per questa azienda poi sono passate molte persone con borse lavoro. Guardando anche alla mia esperienza personale, sono sempre stato combattuto fra due interessi: da una parte quello verso le piante, i fiori, la coltivazione, dall’altro il sociale. L’evoluzione dell’agricoltura e quindi le fattorie sociali mi hanno permesso di mettere insieme le due cose, il che è un connubio che può dare molta soddisfazione. Le persone svolgono con le piante e l’orto un’attività terapeutica a tutti gli effetti perché la natura risponde immediatamente se viene trattata bene o male: vedere il risultato del proprio lavoro in breve tempo è sicuramente una cosa che aiuta.
L’azienda agricola e commerciale si muove su contesto fiscale-economico e quindi abbiamo bisogno di tenere in piedi un’attività che ci permetta anche di poter svolgere l’attività sociale. Oltre a quello del negozio, qui a Vallenoncello, abbiamo un’altro spazio che viene utilizzato per coltivazioni specifiche. Quel terreno è stato oggetto di esercizi di prova per approcciarci al mercato del biologico. Tra gli obiettivi che abbiamo come azienda, uno è proprio quello di riuscire a creare una collaborazione con gli orti sociali “Le coccinelle”, con la cooperativa Abitamondo che gestisce Casa San Giuseppe e anche con la Caritas per un progetto bio-orticolo. Con queste realtà siamo già abbastanza legati da esperienze che abbiamo fatto per nostra buona volontà e interesse personale, come nel caso dell’orto a San Giuseppe, progetto in cui erano confluite diverse persone a dare una mano: volontari dal quartiere, persone che vivevano a San Giuseppe, compresi i rifugiati, e persone di altre associazioni. Abbiamo visto che c’è molto interesse rispetto alla tematica di orto sociale e al biologico. Tutto quello che riguarda l’aspetto del mangiare e coltivare sano, del salvaguardare la terra anche per le future generazioni rimane comunque uno dei nostri obiettivi. Miriamo a creare una location dove poter fare una produzione completa di biologico. Attualmente, le nostre piantine da orto, pur non essendo trattate con prodotti di sintesi e utilizzando insetti utili, non possono essere definite biologiche per via della coltivazione parallela del fiore, che deve essere bello da vedere e non buono da mangiare a differenza dell’ortaggio. Vorremmo creare una filiera completa biologica: dalla produzione di piantine da orto a quella di ortaggi, puntando alla vendita a km0, soprattutto. La nostra azienda è conosciuta qui sul territorio da diverso tempo. Un paio d’anni fa abbiamo fatto delle piccole prove per vedere anche cosa richiedeva seguire un lavoro di questo tipo: si è innescato un buon meccanismo di richiesta e i prodotti che facevamo riuscivamo a piazzarli. L’obiettivo deve essere creare una filiera dove inserire anche il progetto educativo per persone che ne hanno bisogno, però a fine giornata dobbiamo guadagnare altrimenti rischiamo di non riuscire ad andare avanti. La parte critica del progetto è la sostenibilità del prodotto perché richiede una manodopera enorme e molta energia. L’intenzione è comunque quella di andare in quella direzione e sono convinto che possa anche rispondere alle richieste della gente, perché c’è questa attenzione da parte delle persone, specialmente le più giovani,verso il km0, il biologico e sistemi di acquisto alternativi.
La nostra azienda, più che cambiato il paesaggio, credo che l’abbia mantenuto tale, almeno dove siamo noi: tutti questi alberi intorno li manteniamo proprio perché la biodiversità ci permette di fare meno trattamenti alle piante. Ritengo invece che la nostra presenza abbia contribuito a un cambiamento e stia contribuendo a un cambiamento legato al sistema di aziende aperte al sociale. Un’azienda agricola che si occupava solo della coltivazione adesso magari può fare un agriasilo, una fattoria didattica, può fare mille cose.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio
Per adesso vendiamo solo nel punto di vendita, ogni tanto facciamo qualche vendita all’ingrosso, ma siamo più posizionati sulla vendita al dettaglio.
Nel caso della Casa di San Giuseppe, c’è stato un lavoro di collaborazione intesa come consulenza che poi si è trasformato in amicizia. Quando è iniziato il progetto degli orti sociali “Le Coccinelle” di Marco Pasutto, io me ne sono interessato subito, come fattoria sociale collaboriamo molto con queste iniziative: sono interessanti perché uniscono persone che provengono da paesi e culture diverse. Spesso, semplicemente per il fatto che non sanno dove andare a prendere le piantine, vengono qua. Abbiamo messo in piedi così una collaborazione interessante con le varie famiglie. Per esempio, qualche giorno fa, ho dato disponibilità ad una coppia di persone provenienti dall’Africa che aveva dei semini dal proprio Paese, di venire qui a seminarli; li bagno io, poi loro li prenderanno per trapiantarli nell’orto sociale. Là coltivano biologic, noi facciamo per loro anche consulenze sulle consociazioni che possono essere fatte, organizziamo qualche iniziativa. L’anno scorso abbiamo fatto là dei lavori con delle persone inserite a lavorare in azienda.
A Villa Carinzia ho collaborato in passato come consulente al Giardino Educativo delle Sorprese tramite Laboratorio Scuola, per un paio d’anni. È stata interessante l’esperienza con persone disabili perché l’agricoltura è stata utile per vedere persone riuscire a fare cose che loro non si immaginavano neanche di poter fare: i trapianti, la bagnatura, la cura delle piante in genere, ho visto che ha stimolato più di qualcuno.

Vision rispetto al futuro e alla città
Sono anni che si parla di fattora sociale, ma il fenomeno è così articolato che ci vorrà ancora del tempo prima che entri maggiormente all’interno degli ambiti sociali. fino all’anno scorso noi facevamo parte del Forum delle Fattorie sociali della provincia di Pordenone dove è stato fatto un grosso lavoro di avviamento rispetto all’agricoltura sociale. Adesso che la Provincia non c’è più ci siamo rivolti al forum regionale. Il Forum provinciale si è fermato, però tutta quell’energia, quel cammino che abbiamo fatto, sarebbe un peccato che andasse perso. Come fattoria sociale abbiamo un ruolo che è distinto da quello di un’associazione o di una cooperativa. Noi vogliamo dare anche un aspetto imprenditoriale al sociale. C’è del tempo dedicato alle persone, ma in un contesto economico e quindi io penso che possa esserci una buona collaborazione con il territorio, con una cooperativa, con un’associazione, con l’ambito o con la ASL proprio per questa diversità. È una cosa in più sul territorio, non la vedo come una cosa che posso occupare spazi già occupati ma come una ricchezza. La mia speranza è quello di vedere un po’ alla volta riconosciuto un lavoro che facciamo da anni, anche per avere lo stimolo per poter andare avanti.
Abbiamo bisogno che ci sia riconosciuto anche un aspetto educativo perché nel caso della disabilità o di situazioni di persone che hanno difficoltà personale abbastanza forti, ci viene richiesto del tempo, frutto anche di competenze acquisite con percorsi specifici, che speriamo in qualche maniera prima o dopo ci venga riconosciuto anche, giustamente, sotto l’aspetto economico.

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Le Cuiére di San Giuseppe: oltre a un tetto per dormire, un orto per mangiare.

12 venerdì Mag 2017

Posted by martinabellucci in Luoghi & Territori

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La Casa del lavoratore San Giuseppe, di proprietà della Caritas e gestita dalla Cooperativa Abitamondo, è una comunità dedicata all’accoglienza, in questo momento, di persone richiedenti asilo.

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Intervista a Andrea Castellarin, presidente della cooperativa Abitamondo, e a Matteo Martinelli, operatore.

La comunità è nata inizialmente come una casa nella quale persone che avevano già un lavoro, ma non un alloggio, avevano la possibilità di avere sia questo che un pasto caldo. Con il tempo si è sviluppata in base all’utenza e alle necessità del territorio e si è modificata la tipologia di accoglienza. Abitamondo è nata nel 2006 su iniziativa della Caritas Diocesana di Concordia-Pordenone e di un gruppo di operatori dell’associazione Nuovi Vicini onlus, per operare al fianco di istituzioni pubbliche, ecclesiastiche e del terzo settore (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, ecc.). Abitamondo elabora e gestisce progetti per l’emergenza abitativa di diversi Ambiti socio-assistenziali della provincia di Pordenone.

Mission e tipo di agricoltura
La nostra agricoltura è di tipo “biologico”, ma non certificato, è naturale il più possibile. È stata una semplice coincidenza che ci ha portato a interessarci al tema dell’agricoltura sociale perché di fatto non è il nostro ramo di attività. Il primo motivo per cui abbiamo iniziato ad occuparci anche di questo è che questa struttura si trova in zona agricola e ha un terreno, il secondo è che abbiamo conosciuto l’orticoltore di Vallenoncello Valerio Salvador de La Vite e i Tralci – Az. Agricola Salvador, che era prima fattoria didattica, poi sociale, in cui fa anche inserimenti lavorativi. Con lui, che si è sempre interessato ai temi di agricoltura sociale, da anni abbiamo una collaborazione per cui ci siamo trovati un po’ per caso a interessarci a questo tema. L’abbiamo trovato interessante per una serie di motivi: era una maniera per valorizzare gli spazi che abbiamo, quest’area verde che per tanti anni, almeno fino a 2010, era un semplice giardinetto, c’era un campetto da calcio anche poco utilizzato; inoltre c’era la volontà di trovare un luogo di attività per gli ospiti della casa. E poi, un po’ alla volta, sono subentrate tutta una serie di altre considerazioni, perché l’orto si presta anche ad altre attività. Abbiamo fatto dei corsi di formazione sull’agricoltura per gruppi di richiedenti asilo e rifugiati. In questi anni siamo entrati nel Forum delle Fattorie Sociali della provincia di Pordenone. Entrando in questo mondo abbiamo potuto fare degli inserimenti lavorativi con persone con disabilità o qualche forma di disagio.

Rapporto con i cittadini e le altre realtà del territorio
Non ci interessa vendere i prodotti, ma tutto il resto che l’orto si porta dietro ovvero la possibilità di essere un luogo di inclusione sociale, un luogo di relazione con la comunità. Negli anni volontari del territorio hanno partecipato all’attività dell’orto, un’attività ricreativa che ha creato socializzazione. In più è un’occasione per persone in un momento di difficoltà di mettersi in gioco, ad esempio un disoccupato a cui mancavano pochi anni alla pensione e che non riusciva a trovare lavoro. Sono questi gli aspetti che ci interessano. In questi anni abbiamo avviato una collaborazione con le Caritas parrocchiali per la distribuzione nelle borse spesa dei prodotti raccolti, mentre una parte viene usata qui in mensa.
Poi nella rete di collaborazioni, pensando al tema dell’orto, c’è l’associazione Nuovi Vicini, che è quella che gestisce tutte le accoglienze che riguardano i rifugiati e che è anche l’ente che ha finanziato è supportato i corsi di formazione che abbiamo fatto sull’agricoltura. In più, lavoriamo in convenzione con i servizi sociali. Gli ospiti, i beneficiari di borsa lavoro o altre persone che abbiamo inserito nell’orto, in alcuni casi venivano inviate dai servizi sociali. Anche il Forum delle Fattorie Sociali è stato un luogo importante di animazione del tema di agricoltura sociale a livello provinciale. Inoltre tramite il Forum arrivavano finanziamenti per inserimenti di ragazzi con disabilità. Un ragazzo faceva attività nell’orto e dormiva anche qua, quindi faceva un percorso di autonomia. Dal punto di vista più pratico e concreto abbiamo una collaborazione con Marco Pasutto il quale, oltre a gestire gli orti della sua associazione (orto sociale Le Coccinelle, ndr), è un agronomo e quindi ci ha dato una consulenza tecnica. Anche Valerio Salvador ha fatto da supporto tecnico. Con loro abbiamo anche tentato di presentare progetti di agricoltura sociale all’Azienda Sanitaria, che però si sono persi per strada.
Un altro rapporto che tentiamo di tenere vivo e quello con il quartiere, abbiamo volontari che ci danno una mano, partecipiamo alle feste di quartiere come la festa della catalpa, che esiste da qualche anno. Partecipiamo a questa festa con un banchetto in cui Marco vende le sue verdure e noi raccontiamo la nostra esperienza.
Riguardo le nostre modalità di comunicazione, una volta avevamo aperto un blog sull’orto che poi abbiamo lasciato perdere perché non riusciamo a starci dietro, come pure la pagina Facebook. Però a parte quello ogni tanto abbiamo utilizzato la stampa per pubblicizzare le attività che facciamo e abbiamo fatto anche una relazione sull’attività svolta. Preferiamo le comunicazioni dirette.

Vision rispetto al futuro e alla città
Non essendo un’attività economica abbiamo avuto difficoltà ad andare avanti in questi anni. Non abbiamo un coltivatore pagato e ogni anno abbiamo dovuto trovare un sistema diverso per supportare l’attività. Un anno, ad esempio, ci siamo appoggiati ai fondi dell’8 per mille della Caritas, che ci hanno consentito di avere un po’ di risorse per pagare qualcuno che lavorasse qui. Con i corsi di formazione siamo usciti a coprire l’acquisto della serra oppure tramite donazioni abbiamo acquistato sementi. Ogni anno dobbiamo trovare una maniera diversa per rendere il progetto sostenibile e questo è un limite molto forte. Inoltre le persone che lavorano all’orto non lo fanno con continuità: gli ospiti della casa restano un anno e poi vanno via e abbiamo sempre avuto difficoltà a tirare avanti in maniera continuativa e omogenea l’attività. Ci appoggiamo a tutte le collaborazioni che siamo riusciti a instaurare nel tempo. Una delle cose che ci piacerebbe fare è, replicando più o meno il sistema che ha creato Marco Pasutto, ospitare delle famiglie che in cambio di un appezzamento qui ci aiutino a far funzionare tutto il resto, in modo da poter continuare l’attività. Similmente, con le Caritas vorremmo instaurare un rapporto di scambio per cui i beneficiari delle borse spesa da loro gestite vengano ad aiutarci, ad esempio.

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